No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090109

the answer is blowin' in the wind 8


La settima parte è stata pubblicata lunedì 5 gennaio



Senza rinunce

Mentre ero in Svizzera, ho cercato persone che vivessero veramente con 2.000 watt. “Io ci sono molto vicino, se non si contano i viaggi aerei”, mi ha detto Gerhard Schmitt, il vicepresidente per la pianificazione e la logistica dell’Istituto federale di tecnologia. “Ma basta che vada una volta a Shanghai e non ci rientro più” (un volo di andata e ritorno da Zurigo a Shanghai equivale all’uso continuo di 800 watt per un anno). L’unica persona con cui ho parlato che sembra veramente condurre una vita a 2.000 watt, o qualcosa che le si avvicina molto, è un ingegnere di nome Robert Uetz. Uetz lavora nello stesso edificio di Stulz, e quando siamo tornati dal centro Eawag, alle sei passate, era ancora in ufficio. “Non la sentiamo come una limitazione”, mi ha detto Uetz quando gli ho chiesto com’era la sua vita a 2.000 watt. “Al contrario. Non mi sembra di rinunciare a niente”. Uetz e sua moglie, che è dentista, vivono con due figli a Winterthur, vicino a Zurigo. Una decina di anni fa hanno comprato una casa di 600 metri quadrati in un nuovo complesso abitativo a risparmio energetico. La casa è riscaldata da una pompa di calore geotermica (“Riscaldare una casa con i combustibili fossili è una follia”, dice Uets) ed è dotata di un sistema solare per la produzione di acqua calda. Uetz ha aggiunto alcuni pannelli fotovoltaici sul tetto per l’elettricità. D’inverno ne producono un po’ meno di quella che serve e d’estate ne producono un po’ di più, così che nel corso dell’anno si pareggiano i conti. In casa le lampade e gli elettrodomestici sono tutti a basso consumo. “La decisione più importante che abbiamo preso è stata di non avere la macchina”, mi ha detto Uetz. “Per questo abbiamo scelto di abitare dove non serviva”. Se si usa molto l’automobile (che resta il veicolo a più basso consumo di energia che esista, almeno secondo gli standard di oggi), è dificile rimanere entro i 2.000 watt. Una persona che fa 15mila chilometri all’anno con un’auto di media cilindrata consuma più o meno 850 litri di benzina, che equivalgono a circa 8.000 chilowattora. “È una questione di abitudini, ma trovo che andare in treno sia più piacevole che guidare”, ha spiegato Uetz. “Sul treno posso lavorare e rilassarmi. Se andassi in auto, dovrei preoccuparmi del traffico, del parcheggio, della pioggia, della neve e di quelli che non sanno guidare ma girano comunque per le strade”. Anche quando vanno in vacanza, Uetz e la sua famiglia usano il treno. “L’unica vera limitazione è che non possiamo volare”, ha aggiunto. “Ovviamente, i posti raggiungibili in treno non sono molti. Non possiamo andare in Cina o, meglio, per andarci ci metteremmo una settimana”. “Non è una religione”, ha detto alla fine. “Non lo farei se mi creasse dificoltà. È proprio così che mi piace vivere”. Secondo i conti della Società a 2.000 watt, ridurre i consumi è solo la metà – o forse un quarto – di quello che dovremmo fare. L’obiettivo finale del progetto è un mondo dove le persone non consumano più di 2.000 watt a testa e dove 1.500 di quei watt provengono da fonti di energia che non emettono carbonio. In quel mondo tutti risparmierebbero energia, come fa Robert Uetz, e userebbero fonti rinnovabili, come fa Jørgen Tranberg. In quel mondo, pieno di mulini a vento e di case a risparmio energetico, le emissioni di carbonio sarebbero notevolmente ridotte e la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera scenderebbe lentamente. Ma quanto è realistico un progetto del genere?


continua domani

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