Il vostro cronista preferito continua il viaggio nei serial americani, di qualità (o meno). Vi aggiorno, vi do qualche giudizio, cerco di non fare spoiler.
Ho terminato la terza (e al momento ultima disponibile) stagione di Dexter. Mi ha interessato l'intreccio, mi incuriosiscono le sottotrame, mi piace moltissimo la fotografia così luminosa, non ho trovato, come sosteneva l'amico Ndru, una certa fretta di fondo nel tirare le fila negli ultimi episodi, anche se il finalino è sempre molto consolatorio e rassicurante, il che si addice poco al tema; la mia preoccupazione è soprattutto che lo schema tende a ripetersi, il che fa presagire un certo calo d'interesse nella prossima, o nelle prossime, serie.
Ho visto, come vi avevo già accennato, l'intera prima stagione di Tell Me You Love Me, 10 episodi, per adesso gli unici. Mi ha appassionato veramente molto. Lo schema è quello di 3 coppie, anzi praticamente 4 (la quarta è formata da Jamie - la bella Michelle Borth - e Hugo - Luke Farrell Kirby - ma è, diciamo così, in "formazione"), nei vari "step" (formazione, appunto, messa in cantiere di un figlio, figli già adolescenti o pre-adolescenti e conseguente caduta del desiderio, anzianità serena - la donna di quest'ultima coppia è inoltre la terapista delle altre 3 coppie -) della vita insieme. E' bellissimo (e anche soft-porno, nei momenti di intimità, e mi ricorda sempre molto il film Intimacy) e al contempo straziante, quando sorgono problemi (praticamente sempre). E poi c'è la scelta delle musiche che dimostra un'attenzione all'attualità veramente encomiabile, piena di buon gusto e conoscenza. Sul sito ufficiale potete rendervi conto, cliccando su music credits e scorrendo gli episodi, della bontà di queste scelte. Ovviamente dovete sentirle associate ai "momenti" della serie. Davvero coinvolgente, per uno che si fa un sacco di seghe mentali come me.
Ieri poi, mi sono sparato gli episodi conclusivi della seconda stagione di Californication. Su questa serie forse è meglio che non dica più alcunché: sono troppo di parte. Hank Moody è un dio, che fa tutte quelle cazzate che vorrei aver fatto io ma l'altro sesso non me ne ha mai dato la possibilità. E, scusate il piccolo spoiler, il flashback con la morte di Cobain legato ad un episodio fondamentale della storia tra lui e Karen lo rende impossibile da non amare (bella questa doppia negazione eh?). I dialoghi, continuo a sostenere, sono tra i migliori sentiti in tutta la storia della televisione, e sinceramente gli si perdona qualche finale accomodante, soprattutto perchè quello di questa seconda stagione apre un milione di possibilità. I'm lookin' forward.
Siccome la domenica, da quando la serie B gioca di sabato, è sacra e fondamentalmente dedicata all'assoluto riposo, mi sono avventurato in Mad Men, prima stagione. Ho visto i primi 5 episodi, purtroppo, per me che sono un purista, doppiati. La serie è fascinosa, non diventerà una delle mie preferite, ma sicuramente la figura di Don Draper (un grande Jon Hamm) merita, e si intuiscono possibilità di sviluppo trama interessanti. Ho rivisto con piacere January Jones nei panni di Betty, la moglie di Don, che vi segnalai qui, e si fa notare, al momento, Maggie Siff nei panni di Rachel Menken. Interessanti, inoltre, le dinamiche uomo/donna, con il ruolo della donna che comincia timidamente ad emanciparsi, e quella di una società che ha ancora molti tabù, che oggi sono caduti (uno su tutti il pensiero che andare dallo psicologo sia da malati di mente, e questo tanto per chiarire che nelle serie americane non c'è n'è una che non presenti personaggi in terapia), ma che all'epoca erano piuttosto forti.
Come nella musica, c'è anche la serie un po' più nazional-popolare, non impegnatissima, ma piacevole e leggera. Sto parlando di Brothers And Sisters, suggeritomi dall'amico Ale, di cui vedete il cast nella foto, serie giunta alla terza stagione negli USA, che parla di una agiata famiglia (allargata) californiana, i Walker, partendo dalla morte del capostipite e raccontandoci le storie della vita dei componenti. Seppur raccontata con esagerazioni melò e con i classici tranelli per piangere e commuoversi (personalmente, e regolarmente, al 30esimo dei 40 minuti di ogni episodio io o inizio a piangere, o mi sto asciugando le lacrimucce da un po') da telenovela (un genere assolutamente da rivalutare, e ve lo dice uno che in Colombia ne ha viste), e pure con gag comiche divertenti ma ovviamente riviste, ci sono gli spunti per parlare della classe media statunitense. C'è molta politica, sia "da bar" che vera, ci sono gli umori della gente comune (e non) su Iran, Afghanistan e 11/09 (Kitty, la rediviva Calista Flockhart, è a 6 isolati dalle torri l'11/09/2001, di conseguenza il fratello piccolo Justin si arruola volontario e parte per l'Afghanistan), scontro e confronto tra repubblicani e democratici (sempre Kitty lavora per un senatore repubblicano - un altro redivivo, Rob Lowe - che si candida alla presidenza USA, mentre la famiglia tendenzialmente è democratica), ovviamente ci sono dinamiche gay (il fratello Kevin è un avvocato gay) e di coppia in generale (psicoterapeuta compreso, of course). E' in generale meno impegnativo di altre serie, e spesso mi guardo un episodio mentre mangio. Piacevole (ri)vedere sullo schermo Sally Fields (la campofamiglia Nora), Rachel Griffiths (la sorella maggiore Sarah), indimenticabile Brenda di Six Feet Under, Ron Rifkin (il fratello di Nora, Saul), grandissimo caratterista dal curriculum sterminato. Molto figa Sarah Jane Morris (Julia, la moglie di uno dei fratelli Walker), vista al cinema nel cult Coyote Ugly (scherzo) e in tv in Dark Angel, ma sinceramente poco espressiva. Carina la colonna sonora, ma troppo virata verso lo sdolcinato e l'emo-folk.
1 commento:
Nuoooooo!!
Perché hai spoilerato sula flash back di Cobain???
CRIMINALE!!! :D
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