Lasciami entrare - di Tomas Alfredson 2009
Giudizio sintetico: da vedere
Periferia di Stoccolma, primi anni '80. Nel condominio in classico stile socialdemocratico dove abita il dodicenne Oskar, che vive con la madre (il padre vive in campagna), arrivano un uomo di mezz'età con una bambina pallidissima. Lei si chiama Eli e la sua nuova cameretta "confina" con quella di Oskar. Quello che sembra il padre oscura con dei cartoni una delle finestre che danno sul cortile perennemente innevato; in questo cortile, Oskar e Eli hanno i primi approcci. Lui è vessato da un gruppetto di bulli a scuola, gruppetto capitanato dall'insopportabile Connie, che Oskar sogna di accoltellare come si fa con un maiale; lei sembra non conoscere il freddo, ed è silenziosa e soggetta a sbalzi sia d'umore che di look: ha alti e bassi nel suo colorito, pallido di base, come già detto.
L'arrivo nel quartiere di Eli e dell'uomo, coincide con l'inizio di una serie di omicidi e fatti piuttosto strani. Nel frattempo, Oskar ed Eli abbattono le iniziali barriere della diffidenza, sentendosi reciprocamente attratti; Oskar, grazie a lei, inizia a reagire alle vessazioni.
Eli nasconde un enorme segreto, però.
Film che ha bisogno di essere lasciato a "decantare" per qualche ora, Lasciami entrare è tratto dall'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist (qui sceneggiatore), e ha beneficiato di un po' di pubblicità "di rimando" dalla sua uscita a ridosso di quella del blockbuster Twilight. Siamo però di fronte ad un lavoro molto meno mainstream e (sempre meno) teen oriented, nonostante la storia rispetti molto il punto di vista adolescenziale. Il film ha le sue peculiarità in un paio di fattori determinanti.
Il primo è l'atmosfera ovattata e quasi onirica, creata dalla fotografia e dalle scelte scarne del regista, che usa sfondi tipicamente nordici e asettici, con architetture essenziali e senza fronzoli, apre (e chiude) con una soffice nevicata su sfondo buio senza commento sonoro, soluzione che catapulta da subito in una specie di mondo parallelo e, al tempo stesso, aiuta a focalizzare l'attenzione su ciò che accade.
Il secondo fattore sono i due giovani attori che interpretano i ruoli principali di Oskar e Eli, rispettivamente Kare Hedebrant e Lina Leandersson. La ragazzina ha l'innocenza adatta per rappresentare la squassante necessità di uccidere per vivere, come recita il sottotitolo italiano del film. Il biondino è letteralmente impressionante: non riuscirete ad immaginare Lasciami entrare con un altro protagonista, padrone di una mimica facciale incredibilmente espressiva e perfettamente calzante ad un adolescente in preda a tutta una serie di problematiche che spaventerebbero chiunque non possieda l'incoscienza tipica.
Non c'è solo questo. Il regista maneggia una storia dal respiro classico (buono l'uso delle musiche, completamente assenti in lunghi tratti e poi improvvisamente prepotenti in altri) riprendendola, come detto prima, dal punto di vista adolescenziale e quindi struggente, ma non cancella ciò che c'è sullo sfondo (per riassumere: non è tutto oro quel che luccica nel Nord Europa); inoltre, grazie ad allusioni gay, sessuali, pedofile e perfino asessuali sparse qua e là, mischiandole ad un romanticismo gotico, rende profonda e turbativa l'atmosfera di cui sopra. Dosa sapientemente il sangue e i momenti splatter, rendendoli "necessari" e perfino misurati. Dialoghi rarefatti, spesso buffi ma non ridicoli. Peccato per l'unica pecca, alcuni dei (non molti in verità) effetti speciali davvero poco riusciti.
Davvero un bel tocco, questo regista. Se siete curiosi e non avete preferenze di genere, potrebbe piacervi.
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Curiosità da IMDB: The title of the film (as well as the novel upon which it was based) refers to the Morrissey song "Let the Right One Slip In".
2 commenti:
leggere l'intero blog, pretty good
Perche non:)
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