Kill Me Please - di Olias Barco (2011)
Giudizio sintetico: da vedere ma non per tutti (3,5/5)
Giudizio vernacolare: ti fa stiantà, però poi ti fa sentì n'inbarazzo
Belgio, presumibilmente. Località di montagna, abbastanza isolata. In una specie di vecchio maniero, c'è una clinica, che si raggiunge, appunto, con una certa difficoltà, sia con i mezzi pubblici che con l'auto. Questa clinica è un qualcosa fuori dall'ordinario. Lì, il dottor Krueger accoglie persone dalle storie più diverse, accomunate solo dal desiderio di morire con dignità. Krueger li accoglie, li ascolta, si accerta che effettivamente siano convinti di voler morire, cerca se possibile di farli desistere, poi li mette a loro agio, esaudisce il loro ultimo desiderio, e poi dà loro un preparato chimico che in tre minuti li stende per sempre. Consiglia al suo staff di infermieri di non stringere amicizie con i pazienti, fermo restando la cortesia, per non soffrire quando arriva la loro dipartita. Non insiste, ma accetta volentieri, nel caso i pazienti siano particolarmente ricchi, donazioni. Sovvenzionato dallo Stato, sta subendo l'ispezione di una zelante e a volte fastidiosa ispettrice della Guardia di Finanza.
Gli abitanti dei dintorni, non vedono di buon occhio la clinica, ma fino a quel momento, la tollerano. Krueger cerca di farsi notare il meno possibile. Ma, in seguito ad un incendio, che mette fuori uso una parte del complesso, distruggendo la cucina e tutte le provviste, e scatenando una serie di proteste tra i pazienti, l'autista, che Krueger incarica di andare a fare spesa, e ad accompagnare un paziente che se ne vuole andare alla stazione, provoca un piccolo incidente, che scatena una reazione che innescherà una spirale di eventi senza possibilità di ritorno.
Ecco uno di quei film che ti rimangono in mente per mesi, forse anni. Trionfatore al Festival di Roma dell'anno passato, Kill Me Please è l'opera seconda di Olias Barco, giovane regista francese "emigrato" in Belgio per farsi finanziare, girata in poco tempo e con pochissimi soldi (niente colonna sonora, addirittura pare minimo sindacale per gli attori o una quota di partecipazione), ed è uno di quei film che, oltre a rimanerti nella memoria, dimostrano che a volte, bastano le idee, al volontà, e dei buoni attori, per fare buon, o addirittura grande, cinema. Girato in un bianco e nero sporco, sgranato e piuttosto scuro (c'è chi sostiene addirittura che la scelta del bianco e nero sia stata fatta per far risultare più credibile il sangue, che veniva simulato, per motivi sempre di budget, con del Nesquik), il film è un crescendo grottesco ed irresistibile di humor nerissimo, che parte quasi accarezzando lo spettatore, assestando qualche battuta piacevole qua e là, per poi alzare l'asticella ogni minuto di più, fino a spiazzare completamente lo spettatore, che "in corso d'opera" viene costretto a cambiare prospettiva, e a chiedersi dove si va a parare.
Sapendo, ad esempio, che l'idea è ispirata alla clinica privata svizzera Dignitas (titolo originale del film, poi cambiato per motivi legali; da puntualizzare che a quanto se ne sa, in Svizzera ne esistono molte di queste cliniche), ci si pone alla visione immaginando che si voglia o sostenere, o criticare, l'eutanasia. E invece, alla fine si esce ancora una volta spiazzati, divertiti, e convinti che la morte è una roba che non si può affatto regolamentare.
Il paragone che mi è saltato in testa quasi subito, è quello con l'ormai mitico Louise + Michel, e non solo per il fatto che i due film condividono la presenza (ancora una volta, straordinaria) di Bouli Lanners (qui nei panni di Vidal), ma anche per, come detto, lo humor decisamente macabro, nero, caustico, più tarantiniano di Tarantino (il regista ha dichiarato di essersi ispirato a Marco Ferreri). Una roba talmente spiazzante, che vi ritroverete a ridere di gusto ad ogni omicidio, e perfino davanti ad un tentativo (goffo) di stupro. Non solo: vi troverete in mezzo a situazioni come quella che ha vissuto chi vi scrive. La coppia vicino a me nel cinema: lui che ride di gusto, quasi quanto me, lei che gli fa "ma cosa ridi, quello è morto!".
Attori super, tutti quanti, nessuno escluso. Già detto di Lanners, ci sono da sottolineare almeno Aurélien Recoing (Krueger, ce lo ricordiamo in A tempo pieno di Cantet), Virgile Bramly (Virgile, tra l'altro anche co-sceneggiatore), Saul Rubinek (Breiman, l'abbiamo visto pochi giorni fa in La versione di Barney) e la straordinaria trans Zazie De Paris nei panni della signora Rachel, che riesce a far ridere lo spettatore con un colpo di tosse sui titoli di coda.
Un film che, nel caso ci aveste litigato, riconcilia con il cinema.
5 commenti:
forse il problema è che non mi son fatta quelle risate di gusto che mi aspettavo...sono un po' come la tua vicina al cinema...;-))
capisco. che poi alla fine, son risate strane, un po' come quelle davanti ai film horror fatti bene, risate per mascherare la paura.
beh allora il film è comunque riuscito nell'intento...
a me ha fatto scompisciare,
quasi come i tuoi commenti vernacolari :D
ciao ale,
Beach
:))
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