Winter's Bone - di Debra Granik (2011)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: un'antra bimba che pare tommicche ma questa potrebbe esse' vera
Profondo Missouri, sulle Ozark Mountain. Vita dura, inverni rigidi, sembra di stare molte decine di anni nel passato. Ree Dolly è una diciassettenne già forgiata dalla durezza della vita: si prende cura della madre, depressa e quasi catatonica, e che comunque non parla, e dei due fratellini più piccoli, Sonny, il maschietto sui 10 anni, e la piccola Ashlee, si e no sei anni. I soldi sono pochissimi, il frigo sempre vuoto, meno male che nella comunità qualcuno non si scorda di darle una mano. E poi ci sono sempre gli scoiattoli, che per chi non lo sapesse, si possono pure mangiare.
Il padre è sparito già da un po'. Era stato in prigione, ma è uscito su cauzione. Nella zona è noto per essere un bravo "cuoco" di metanfetamine. Quello che la famiglia Dolly non sa, è che è uscito su cauzione dando in pegno la proprietà della casa, e la perderà se non si presenta all'udienza che è schedulata entro pochi giorni. Lo sceriffo locale porta loro la notizia: Ree comincia seriamente a preoccuparsi.
L'udienza passa, e suo padre non si fa vivo.
Parte così una lotta che vede Ree contro tutta, o quasi, la comunità. Deve rintracciare suo padre, vivo o morto, per non perdere l'ultima cosa che le resta, per tenere insieme quel che resta della famiglia. Ree ha solo 17 anni, ma ha la testa molto dura...
L'opera seconda di Debra Granik è anche la seconda trasposizione cinematografica di un romanzo di Daniel Woodrell (il titolo del libro è omonimo, in Italia è stato tradotto come Un gelido inverno); siccome la prima fu Cavalcando con il diavolo (uscito in Italia nel 2000, tratto da Woe To Live On) di Ang Lee, probabilmente il peggior film del taiwanese, cominciamo col dire che questo è senza dubbio superiore. C'è di più: questo Winter's Bone, che dovrebbe uscire in Italia durante questo 2011, ma non ha ancora una distribuzione (e questo, come potete facilmente intuire, significa che potremmo non vederlo sui nostri schermi), conferma che spesso, non sempre, dal Sundance escono piccole gemme cinematografiche.
Winter's Bone mi ha ricordato Frozen River, un po' per l'ambientazione ma non solo (altro stato ma sempre freddo, sempre USA di provincia, sempre storie losche, sempre famiglie al limite della soglia di povertà, stesso incedere lento ma inesorabile, stessa mano femminile che naturalmente mette in risalto caratteri femminili determinati, in mezzo a tanta femminilità sottomessa); c'è pure una sorta di richiamo al Twin Peaks lynchiano, con questa (appunto) profonda provincia statunitense all'apparenza ultima frontiera, in realtà ricettacolo di bassezze e di illegalità diffusa. Questo americanesimo di fuori città armato fino ai denti, molto cowboy ma pure molto drogato, che, diciamocelo, fa un po' paura. Quello dove neppure lo sceriffo riesce a farsi rispettare.
E insomma, è davvero un film bello questo di Debra Granik, che riesce a mantenere la tensione alta per tutta la durata, e che fa venir voglia di ripescare il suo debutto Down To The Bone del 2004, naturalmente anche quello mai uscito in Italia, per capire se siamo di fronte ad una regista da tenere d'occhio sul serio. Aiutata da una fotografia che coglie il grigiore della zona, è regala il senso della rigidità della temperatura, piazza la macchina sempre con intelligenza, a volte riprende con angolazioni non ortodosse, ed alterna spesso con primi piani intensi.
Nel cast, buona la prova di John Hawkes (Teardrop, lo zio di Ree), che non finiremo mai di ringraziare per Me And You And Everyone We Know, bravi i due bambini, ma soprattutto una prova colossale della ventenne Jennifer Lawrence (Ree, la protagonista indiscussa e assoluta), che avevamo visto e apprezzato in The Burning Plain - Il confine della solitudine, dove teneva testa alla Theron e alla Basinger, e che con questo film ci manda a dire che è nata una stella: impressionante.
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