El hoyo - Di Galder Gaztelu-Urrutia (2019)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Goreng si sveglia in una cella di cemento segnata dal numero 48. Lì conosce il suo compagno di cella, Trimagasi. Quest'ultimo, rivela come funziona la prigione: il cibo viene distribuito attraverso una piattaforma che viaggia dall'alto, fermandosi per un periodo fisso su ogni piano. Quelli ai livelli più bassi possono mangiare solo ciò che viene loro lasciato dall'alto e non possono accumulare cibo (la cella si riscalda o si raffredda a livelli fatali se il cibo viene conservato). Ogni mese, le persone vengono riassegnate in modo casuale a un nuovo livello. A ogni residente è permesso portare un oggetto: Goreng ha scelto una copia del Don Chisciotte, mentre Trimagasi un coltello autoaffilante.
Interessante il debutto nei lungometraggi per il regista basco: una realizzazione a basso costo ma decisamente coinvolgente per quanto claustrofobica, con una intrigante allegoria sul capitalismo che colpisce immediatamente. Ottimo il cast.
The feature film debut for the Basque director is interesting: a low-cost staging, but decidedly enthralling as much as claustrophobic, with an intriguing allegory on capitalism that immediately strikes. Excellent cast.
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