No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080412

la zona metaforica


La zona - di Rodrigo Plá 2008


A Città del Messico c'è un quartiere ricco che è isolato dal resto. C'è un muro, alto, del filo spinato, telecamere, un cancello blindato e un sacco di vigilanza. All'interno, villette lussuose e pratini, vialetti immacolati. Fuori, soprattutto miseria. In una serata di vento e pioggia, un grosso cartellone pubblicitario si abbatte sul muro, e crea così una specie di scala per scavalcare il muro stesso. Tre ragazzi assistono all'accaduto, e si introducono dentro la zona, decisi a ricavarne qualcosa. Entrano in una casa apparentemente vuota, iniziano a rubare tutto quello che possono, ma l'anziana padrona di casa si sveglia e li sorprende. Qualcuno dei tre la uccide, segue una sparatoria. Uno dei tre, Miguel, sopravvive, ma diventa un animale inseguito dai benestanti abitanti del quartiere/fortino, che, per fare in modo che niente turbi l'innaturale quiete della zona, decidono che la cosa migliore da fare è uccidere anche il terzo incomodo e non far trapelare nulla all'esterno. La polizia accorre, avvertita da qualcuno, ma trova una sospettosa resistenza.


Pensando al fatto che è un'opera prima, questo film Rodrigo Plá, uruguayano naturalizzato messicano, promette piuttosto bene. E' un'opera decisamente metaforica, anche grossolana se vogliamo, e di facile lettura, ma certamente inquietante per come ci descrive: infatti, non è difficile rispecchiarci negli abitanti della zona, rinchiusi nel nostro mondo perfetto e senza problemi, con il resto del mondo, miserabile, fuori dalle mura. E' il furore con cui gli stessi abitanti organizzano le ronde, con cui discutono in una allucinante assemblea (indimenticabile) il da farsi, che ci perseguita anche molte ore dopo la visione del film. Che ci fa interrogare su quanto siamo disposti alla rinuncia, alla compassione, alla condivisione.

Fotografia fin troppo "leccata", effetti speciali un po' pacchiani (per fortuna ce n'è poco bisogno), recitazioni non eccezionali (escludiamo Maribel Verdú - una filmografia impressionante alle spalle -, sempre brava e sensuale anche senza doverlo essere per la parte, e Daniel Giménez Cacho - anche lui in quanto a filmografia non scherza, date un'occhiata -, i due genitori di Alejandro), ritmo rallentato, ma tensione costantemente alta e, come detto prima, un messaggio spietato, ne fanno un oggetto interessante, che merita di essere visto per riflettere. Molto bella la scena iniziale (che poi si rivelerà cronologicamente "inesatta"), anche se l'idea è già vista più volte.


Una specie di film di fantascienza contemporanea, ma molto, molto più reale di quanto sembri. Ha ragione chi lo ha accostato alle storie di J.G.Ballard.


Giudizio sintetico: da vedere

1 commento:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie