No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090214

il duello


Frost/Nixon - di Ron Howard 2009


Giudizio sintetico: da vedere


Richard Milhouse Nixon fu il 37esimo Presidente degli Stati Uniti d'America. Fu eletto nel 1968 e rieletto nel 1972. Fu uno dei presidenti americani più odiati e contestati, accusato spesso di abusare del suo potere, sia all'interno degli Stati Uniti, sia all'estero: tramite Kissinger, suo Segretario di Stato, sostenne segretamente il golpe cileno contro Allende da parte di Pinochet, tanto per dirne una. Nell'agosto del 1974, unico nella storia statunitense, si dimise, lasciando il potere nelle mani del suo vice, Gerald Ford (non eletto vice, bensì nominato in seguito alle dimissioni di Spiro Agnew, vicepresidente eletto con Nixon). Si dimise per evitare l'impeachment, che sarebbe arrivato imminente, a causa del cosiddetto scandalo Watergate (classico ed ennesimo esempio di abuso di potere). Alcune settimane dopo, Ford, usando la Costituzione, concesse il Perdono presidenziale a Nixon, cancellando così ogni eventuale addebito penale a carico di Nixon.

Nixon si ritirò ne La Casa Pacifica, la sua residenza californiana sulla spiaggia di San Clemente, mordendo il freno per non poter continuare a recitare ruoli di prim'ordine nel panorama politico.

David Paradine Frost, presentatore televisivo inglese, ma anche scrittore e giornalista satirico, famoso anche come playboy e bon vivant, al momento delle dimissioni di Nixon si trovava in Australia per presentare un suo programma, e inizia ad interessarsi al caso: Nixon e l'odio, la rabbia del popolo americano contro di lui. Avendo avuto una scottante delusione negli USA, brama di riconquistare la fama e il successo lì. Nixon è l'occasione. Comincia quindi una sorta di "corteggiamento" per un'intervista che avverrà dopo tre anni, nel 1977, e che rimarrà nella storia.

Ron Howard, nonostante la stima e la fiducia di Hollywood, che gli mette sempre in mano grandi budget e cast stellari, non è un regista geniale o particolarmente brillante; anche se, a quelli della mia generazione, rimarrà per sempre simpatico per il suo ruolo mitico nel telefilm Happy Days. Certe cose, per essere obiettivi, vanno dette. E' però un onesto lavoratore della macchina da presa, che ha dato il meglio di sé con produzioni minori (EdTV, Parenti, amici e tanti guai), ma ha raggiunto incassi record e un pubblico vastissimo con film un po' ruffiani (Apollo 13), alcuni davvero scarsi (Il codice Da Vinci), altri piuttosto validi (A Beautiful Mind).
Questo Frost/Nixon sembra un po' una via di mezzo. Girato con un budget sicuramente non eccessivo, con un cast di bravissimi attori ma non di certo delle star, è un lavoro che ha il pregio di rispolverare un momento storico nel quale la televisione ha svolto veramente un servizio pubblico. Certo, il grande merito va a Peter Morgan, autore del testo teatrale e pure della sceneggiatura del film, Ron Howard ha "solo" aggiunto le inquadrature e il "contorno", ma insomma, il tutto si presenta bene, in maniera avvincente, e riesce a tenere lo spettatore interessato dall'inizio alla fine, anche se la prima parte è introduttiva e, forse, con qualche fronzolo di troppo.


Girato, come dice il sottotitolo italiano Il duello, esattamente come fosse un incontro di boxe (gli allenamenti, gli aiutanti, gli angoli, i round, ecc.ecc.), bella fotografia, che è sgargiante negli esterni quanto "notturna" durante le interviste, il cast è superbo. Decorativa, ma bellissima, Rebecca Hall (Caroline Cushing), sempre impeccabile Kevin Bacon (Jack Brennan) così come Toby Jones (Swifty Lazar), interessanti anche come personaggi quelli di Sam Rockwell (James Reston, su di lui posso aggiungere che è uscito da poco il libro Niente è illegale. Il Watergate e la vera storia delle interviste Frost-Nixon (The Conviction of Richard Nixon: The Untold Story of the Frost/Nixon Interviews il titolo originale) e di Oliver Platt (Bob Zelnick), i due protagonisti principali sono spettacolari: non per niente sono gli stessi che hanno portato in teatro l'opera per un intero anno (137 repliche). Michael Sheen, che conoscevamo per aver interpretato un impressionantemente somigliante Tony Blair in The Queen (ma gli appassionati lo hanno visto pure in Underworld, che tornerà tra poco sui nostri schermi con il sequel La ribellione dei Lycans), dimostra di essere davvero bravo; Frank Langella, caratterista dalla filmografia sterminata, e che avevamo visto negli ultimi anni in Good Night, And Good Luck, qui è spaventosamente bravo: per giudicare aspettiamo ancora l'uscita italiana di The Wrestler e la prova di Mickey Rourke, ma al momento, Langella è il mio favorito.


Utile per ripassare un po' di storia del '900, e per vedere che gli USA hanno avuto anche altri Presidenti "dubbi".

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