Ron Howard, nonostante la stima e la fiducia di Hollywood, che gli mette sempre in mano grandi budget e cast stellari, non è un regista geniale o particolarmente brillante; anche se, a quelli della mia generazione, rimarrà per sempre simpatico per il suo ruolo mitico nel telefilm Happy Days. Certe cose, per essere obiettivi, vanno dette. E' però un onesto lavoratore della macchina da presa, che ha dato il meglio di sé con produzioni minori (EdTV, Parenti, amici e tanti guai), ma ha raggiunto incassi record e un pubblico vastissimo con film un po' ruffiani (Apollo 13), alcuni davvero scarsi (Il codice Da Vinci), altri piuttosto validi (A Beautiful Mind).
Questo Frost/Nixon sembra un po' una via di mezzo. Girato con un budget sicuramente non eccessivo, con un cast di bravissimi attori ma non di certo delle star, è un lavoro che ha il pregio di rispolverare un momento storico nel quale la televisione ha svolto veramente un servizio pubblico. Certo, il grande merito va a Peter Morgan, autore del testo teatrale e pure della sceneggiatura del film, Ron Howard ha "solo" aggiunto le inquadrature e il "contorno", ma insomma, il tutto si presenta bene, in maniera avvincente, e riesce a tenere lo spettatore interessato dall'inizio alla fine, anche se la prima parte è introduttiva e, forse, con qualche fronzolo di troppo.
Girato, come dice il sottotitolo italiano Il duello, esattamente come fosse un incontro di boxe (gli allenamenti, gli aiutanti, gli angoli, i round, ecc.ecc.), bella fotografia, che è sgargiante negli esterni quanto "notturna" durante le interviste, il cast è superbo. Decorativa, ma bellissima, Rebecca Hall (Caroline Cushing), sempre impeccabile Kevin Bacon (Jack Brennan) così come Toby Jones (Swifty Lazar), interessanti anche come personaggi quelli di Sam Rockwell (James Reston, su di lui posso aggiungere che è uscito da poco il libro Niente è illegale. Il Watergate e la vera storia delle interviste Frost-Nixon (The Conviction of Richard Nixon: The Untold Story of the Frost/Nixon Interviews il titolo originale) e di Oliver Platt (Bob Zelnick), i due protagonisti principali sono spettacolari: non per niente sono gli stessi che hanno portato in teatro l'opera per un intero anno (137 repliche). Michael Sheen, che conoscevamo per aver interpretato un impressionantemente somigliante Tony Blair in The Queen (ma gli appassionati lo hanno visto pure in Underworld, che tornerà tra poco sui nostri schermi con il sequel La ribellione dei Lycans), dimostra di essere davvero bravo; Frank Langella, caratterista dalla filmografia sterminata, e che avevamo visto negli ultimi anni in Good Night, And Good Luck, qui è spaventosamente bravo: per giudicare aspettiamo ancora l'uscita italiana di The Wrestler e la prova di Mickey Rourke, ma al momento, Langella è il mio favorito.
Utile per ripassare un po' di storia del '900, e per vedere che gli USA hanno avuto anche altri Presidenti "dubbi".
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