Redacted - di Brian De Palma 2008
Giudizio sintetico: da vedere
Nel 2006, in Irak, un gruppo di militari statunitensi, in un villaggio nei pressi di Baghdad, stuprò una ragazzina locale (età tra i 14 e i 15 anni) dentro casa sua, uccidendola dopo lo stupro di gruppo, sterminando anche l'intera famiglia. De Palma prende spunto dal fatto vero, ricalcando anche il suo poco riuscito Vittime di guerra del 1989 (ambientato in Vietnam), e non potendo arrivare ai "documenti" (video, riprese, servizi tv) veri, li gira da capo, usando però la realtà come copione. Cambia i nomi, i luoghi, per ovvie ragioni, ma il succo rimane quello. Lo stile: misto. Il soldato Salazar riprende tutto, visto che vuole diventare un regista hollywoodiano, un documentario di una tv francese ci illustra la vita in Irak, alcuni servizi di una televisione irakena e le telecamere a circuito chiuso della caserma fanno il resto. Il finale diverge dalla verità: i colpevoli hanno avuto condanne importanti.
Diciamocelo chiaramente: era dal 1993 (Carlito's Way) che De Palma non faceva un film decente (la scena lesbo nei primi minuti di Femme Fatale non conta come un film, purtroppo). Rimane firmatario di almeno due capolavori (Scarface e Gli Intoccabili), per cui rivederlo in forma fa piacere. Interessante soprattutto dal punto di vista visivo, questa specie di enorme mockumentary, ma in realtà il finto documentario è solo, come spiegato prima, una parte del tutto, è decisamente agghiacciante, se pensato come un reportage su un fatto realmente accaduto, e, alla luce delle motivazioni della guerra in Irak, andrebbe proiettato accoppiato con W. di Stone.
Illuminante, anche a proposito della riflessione parallela che scaturisce dalla visione di Redacted a proposito dei media, questo stralcio da un'intervista di F. Lamberti Zanardi allo stesso De Palma apparsa sul Venerdì di Repubblica.
Domanda: Eppure la stampa americana ha sempre dato lezioni di libertà al resto del mondo.
Risposta: "Non è più così. Le faccio un esempio: Lewis Libby, assistente di Dick Cheney, dà informazioni a Judith Miller, reporter del New York Times e premio Pulitzer, sulle pericolosissime armi di distruzioni di massa e il giornale le pubblica. Poi Dick Cheney va in tv e dice: vedete, il New York Times ha scritto che ci sono le armi di distruzione di massa. Le sembra informazione libera?"
Interessante l'accostamento dello stesso New York Times (recensione di A.O.Scott): dice che Redacted, furioso e conflittuale, Leoni per agnelli, pedagogico e pieno di parole, Nella valle di Elah, triste e inquieto, arrivano comunque alla solita conclusione. Purtroppo, questo lavoro che fa ben sperare in nuove cosette interessanti da parte di De Palma, non ha trovato distribuzione in sala, durante il 2008, ed è quindi andato su Sky e direttamente in dvd. E' meglio che niente, ma decisamente sintomatico (pensando che la stessa fine l'ha fatta W.). E pensare che non siamo neppure rappresentati da una stella sulla bandiera statunitense.
Buone le prove degli attori, molti giovanissimi e sconosciuti, bella la gestione delle telecamere, del resto, non avrà idee originalissime De Palma (e qui vale la pena ricordare una bellissima intervista di Dario Argento, se non ricordo male con Serena Dandini, dove parlando di De Palma raccontava che Argento stesso lo accusò di aver copiato pari pari diverse sue scene per un suo film: De Palma ammise candidamente, ma concluse "si però io le ho girate meglio"), ma il mezzo cinema lo conosce a menadito; incessante e in crescendo la tensione per il misfatto, superbo l'uso della musica, il finale, con l'uso delle foto e Puccini, è spietato.
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