Gli appassionati di cinema, e anche qualche curioso, stanno aspettando con impazienza l'uscita (venerdì 6 marzo) di The Wrestler, di Darren Aronofski con Mickey Rourke, Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood. Io compreso.
Il wrestling è una cosa, per quello che capisco io, cioè niente su questo argomento, a metà tra lo sport e la finzione. Un caro amico, che ama il wrestling e lo segue con passione, sostiene che la scarsissima conoscenza del tema potrebbe fuorviare la visione e, di seguito, la piena comprensione del film. Gli ho chiesto di cercare di spiegarlo anche a noi che non siamo esperti. Ne è uscito fuori qualcosa che merita di essere letto. Non avevo molti dubbi in merito, visto che ho molta stima del ragazzo. A voi il giudizio e la piacevole lettura.
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At the end of the day it's all about pain and sadness
di Ndruglio
Un mese fa vedevo una delle ultime puntate della, qui apprezzatissima, serie Californication, ed Ashby (un personaggio fantastico, un produttore rock sul quale il protagonista Hank Moody sta scrivendo un libro, una sorta di biografia, n.d.Jumbolo) esce di scena con questa frase: "At the end of the day it's all about her"(più o meno, visto che parlavano di donne, "alla fine, tutto gira intorno a lei" riferendosi al fatto che puoi infilarlo dove ti pare, ma se ami una persona alla fine ti manca, n.d.Jumbolo). Ha aperto uno spiraglio nel cassetto dei ricordi, tra le frasi incastonate fra loro si è staccata la più o meno simile, quanto meno a livello sonoro, non certamente a livello semantico: "At the end of the day, it's all about pain and sadness"(sempre più o meno, "fondamentalmente, è tutta una questione di dolore e tristezza", n.d.Jumbolo). Non ricordo da chi è stata pronunciata, nè in quale occasione. Ricordo perfettamente il contesto. Un wrestler di vecchia data spiega ad un suo neo-collega che tutto ciò che in apparenza luccica è una meravigliosa illusione.
Quanto duro possa essere il mondo del wrestling non lo capirai mai finchè qualcuno, per errore o per bestialità, non ti infila giù per la gola gli ultimi denti restanti. Ale, jumbolo, mi ha gentilmente chiesto, di scrivere e spiegare perchè, secondo il mio parere da wrestling fan, coloro che non vivono questa disciplina come passione non riusciranno a carpire e a capire a fondo la drammaticità di determinate situazioni inerenti il film The Wrestler. Ed io non potevo fare a meno di accettare. Anche perchè era il suo compleanno. Ho già spiegato ad Ale che sarà dura per me evitare di essere prolisso. Ma farò di tutto per esserlo il meno possibile.
Non posso fare a meno di identificarmi con coloro i quali, vedendo di sfuggita uno show di wrestling in mia compagnia, mi fanno notare quanto ridicole siano alcune cose inerenti lo show. L'esempio più palese forse è quello di mio padre. Spesso arriva a casa, io vedo in televisione due omoni che se le danno di santa ragione, e neanche il tempo di chiudere il portone inizia a prendere per il culo i due commentatori che certamente ci mettono del loro a rendere lo show inguardabile per il non appassionato. Metteteci la fictio sportiva delle mazzate e la frittata è fatta. Ogni tanto gli scappa un'inevitabile: "Però comunque la mazzata la piglia". Il pubblico che segue, mangia e respira wrestling credo abbia un q.i. dannatamente inferiore alla media. Non è certamente roba per intellettuali. Tra di loro c'è chi santifica la boxe chi la lotta greco romana, chi le arti marziali orientali. L'importante è che si picchino davvero. Come potrebbe essere divertente da vedere un uomo che da un finto pugno all'avversario? Effettivamente è dura da spiegare, è dura convincere le persone, è da anni che inutilmente ci provo. La realtà è che se volessi vedere un pugno guarderei la boxe, se volessi vedere una proiezione ben fatta opterei per la lotta greco-romana se volessi ammirare l'agilità del corpo sceglierei le arti marziali. Ma io voglio vedere tutto, condito da un melodrammatico sottofondo da fiction poco impegnativa, nella quale se X urta l'onore di Y stai ben certo che Y risponderà senza alcun tipo di paura. Allora vedo il wrestling.
Sulla definizione di wrestling ci potremmo stare mezza giornata e non concluderemmo niente. Voglio chiarire che tutto quanto è stato detto e quanto dirò è solamente una opinione personale ed un personalissimo punto di vista. Non pretendo di avere la verità in pugno su quanto succede nella mente di chi ci intrattiene con cotanta professionalità. A me ha fatto decisamente impazzire la frase che da il titolo al pezzo, che, detta, come credo, da una leggenda del business, fa il suo dannato effetto. Non c'è scenografia che tenga, dal Madison Square Garden alle grezze, sparute e scarne arene della Ring of Honor [Federazione indipendente che ha concesso i propri ring e la propria attrezzatura durante la realizzazione del film - vorrei spiegarmi meglio ma sarei spoiler - (per i meno addentro al linguaggio della rete: rivelerei particolari del film che potrebbero svelare parte della trama, n.d.Jumbolo)] niente è comparabile a quei 15-20 minuti che ti spettano sul ring ogni serata. Un copione da ripetere alla perfezione come un attore di teatro per circa 300 sere all'anno. Lontani dalle famiglie, lontani dalla possibilità di affidarsi a dei punti di riferimento che non siano gli old school del backstage (vecchi wrestlers). Impossibilitati a soffrire per il dolore causato da fratture et similia per non deludere i fans, siano essi lì per te o per il tuo avversario. Le cicatrici che portano sul corpo queste generose e possenti evoluzioni delle stelle circensi, sono nulle rispetto a quanto doloroso e triste sia il loro cammino personale.
E' importante, necessario per un wrestler essere in grado di raccontare una storia. Sia esso il rappresentante del male che attenta al successo della giustiza, piuttosto che il valoroso paladino che prova a far sì che effettivamente quel successo sia compiuto. Non puoi evitare, una volta sul ring, di entrare nei panni del tuo personaggio, e fare di tutto per trionfare, per sentire il pubblico cantare il tuo nome. Distruggi il tuo corpo per quel momento. Vivi una vita di sacrificio per 3 minuti a notte di cori a te dedicati. E nonostante il tutto, fondamentalmente, sia riassumibile in dolore e tristezza, non puoi fare a meno di tornare la sera dopo a interpretare quel personaggio. Non puoi fare a meno di tornare a interpretare te stesso. Rimandando quanto più possibile il momento dell'addio. Con buona pace di quello che eri. Con il terrore totale di ciò che sarai.
Peace and lol
ndruglio
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Il ragazzo ha stoffa. Grazie. Alla prossima consulenza.
6 commenti:
Bell'articolo! Per me che non ero un espertissimo di wrestling ma che ho visto il film ritrovo in queste parole buona parte dello spirito del film.
p.s. peccato le continue parentesi e spiegazioni superflue
Don Rodrigo da Medicina (bo)
oibò
il nome è superbo
mi sento di dire grazie
Don Rodrigo, mi sa che gli articoli con le continue parentesi te non li hai mai letti per davvero...se quelle che ho messo sono continue....e poi mica tutti sono intelligenti come te, qualcuno, come me fino a poco tempo fa, non sa cosa vuol dire spoiler o chi è ashby....poi fai te.
Tollero piuttosto di buon grado che non tutti siano intelligenti come me.
Di meno le interruzioni altrui in un bel testo, una bella canzone o un bel quadro.
Tutti coloro che non si sentiranno abbastanza intelligenti come me (e l'autore dell'articolo)da sapere cosa significa "spoiler" o chi è "ashby" li rimando a fondo post a un sito che colmerà le loro lacune (e molte altre ancora).
In fin dei conti, e fortunatamente, non hanno ancora posto asterischi sopra Guernica e Golconda.
Don Rodrigo
* www.google.it
hai ragione.
saluti
ah e ovviamente grazie della visita
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