Il nr. 634 di D la Repubblica delle donne è tematico, dedicato all'Africa. Ne estraggo alcuni scritti che mi hanno colpito.
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Quand'è che l'Africa fa notizia? Solo quando si parla di guerra o di pietà di massa. La maggior parte dei giornali non ha corrispondenti qui. Persino i gruppi più grandi hanno un solo giornalista che copre un continente. Per giustificare questa spesa bisogna scrivere storie molto grosse. E così si fa strada il "giornalismo della pietà". Questo tipo di giornalismo finge di fregarsene ma non è vero. Mostrerà grandangoli di campi profughi, un po' di mosche negli occhi di bambini moribondi. Darfour. Kisangani. Ruanda. Ma nessuno spiegherà cosa sono davvero questi posti, l'attenzione è sullo spettacolo. Chi guarda è invitato a dire: "Dio, è terribile!". Forse manderà anche qualche dollaro. La gente pensa che l'Africa è fatta così: seduta a mendicare, a morire, ad aspettare che arrivino persone in mimetica per recitare la pietà. Ma è molto utile anche per politici e celebrities.Il copione è questo: le agenzie umanitarie hanno bisogno della copertura mediatica per avere i finanziamenti. Le Ong portano quindi i giornalisti in posti disastrati e gli offrono storie pietose. Vittime. In genere una donna con bambino è perfetta. Così la maggior parte del giornalismo sull'Africa in Europa è embedded - non diverso da quello in Iraq dove si dice ai media cosa comunicare. La differenza è che qui i media amano le Ong. E chi non le ama? Salvano delle vite. Ed è vero che in Africa succedono tante cose terribili. Ma parliamo di un continente con circa un miliardo di persone. L'Africa che "consumiamo" attraverso i media internazionali è fatta di personaggi da soap opera. Il loro mestiere è lamentarsi e mendicare. Non hanno sogni, speranze, progetti, passato e futuro. Sono soltanto dei neri lagnosi. Ma va bene mostrare questo lato perché i media sono caritatevoli. Hanno compassione. Non possono ammettere che invece questa è una specie di pornografia. Che fa anche vincere premi ai fotografi. Quale giornale pubblicherebbe il cadavere di un bianco? Quello di cui non si parla è il potere segreto di chi viene a salvarci. Chi recita la pietà non ammetterà mai il trip del potere, cioè guardare dall'alto in basso un altro essere umano e dire: io sono buono e loro sono patetici, anzi sono così buono che adesso li salvo. Questa ricerca di potere è la fonte di un sacco di soldi in circolo nella mia città, Nairobi, dove atterrano migliaia di persone giovani, naïf e ignoranti per aiutare, salvare e nutrire. Ecco perché l'economia di Nairobi è vibrante. Così, immagino che dovrei essere felice.
di Binyavanga Wainaina (foto)
Keniano, autore di How to Write About Africa (Kwani Books) e fondatore di Transition Magazine, rivista letteraria dell'Africa orientale. Dirige il Chinua Achebe Center for African Literature and Languages del Bard College a New York.
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