Home - di Ursula Meier 2009
Giudizio sintetico: si può perdere
Una famiglia apparentemente felice e moderna vive in una casa isolata, ai margini di un'autostrada mai aperta. Un padre che lavora un po' distante ma torna a casa presto, una madre casalinga, una figlia grandicella che passa tutto il giorno a prendere il sole e ad ascoltare heavy metal sparato a tutto volume in giardino, una figlia adolescente un po' paranoica e tendenzialmente chiusa, un figlio piccolo tutto energia e divertimento. Armonia e risate regnano in casa e immediatamente fuori. Il tratto delle due carreggiate autostradali antistanti la dimora è vissuto come un'estensione del loro spazio vitale, ci si gioca ad hockey, si lasciano le mazze in mezzo alla strada e addirittura poltrone e divani, quando fa caldo la famigliola piazza la televisione lì e il divano di fronte, e si gode questa strana intimità.
Ma, un giorno inaspettato, anche dagli automobilisti, l'autostrada viene aperta, auto e camion cominciano a sfrecciare sempre più numerosi. L'equilibrio della famiglia ne risulta irrimediabilmente sconvolto.
Ma, un giorno inaspettato, anche dagli automobilisti, l'autostrada viene aperta, auto e camion cominciano a sfrecciare sempre più numerosi. L'equilibrio della famiglia ne risulta irrimediabilmente sconvolto.
Debutto sul lungometraggio al cinema per la regista svizzero-francese (il precedente Des épaules solides era un film per la tv), che innanzitutto sceglie un cast solidissimo: oltre alla sempre convincente, in parti "disturbate", Isabelle Huppert, e l'espertissimo Olivier Gourmet, anche i tre figli, Adélaide Leroux, Madeleine Budd e il piccolo Kacey Mottet Klein (che, pensate, sta intepretando nientemeno che Serge Gainsbourg da giovane in un biopic sull'artista francese) sono molto bravi. Tale cast l'aiuta non poco a sostenere un film ermetico, pieno di metafore e simbolismi, e per questo un po' pesante soprattutto nella seconda parte, quando l'atmosfera idilliaca della famiglia felice svanisce, lasciando intuire che la scelta di quella casa non fosse stata casuale, ma una specie di fuga. Uno dei problemi di partenza, soprattutto per spettatori che magari scelgono i film da vedere in maniera piuttosto casuale, è che la distribuzione italiana presenta questo Home come un film comico. Qualche situazione divertente c'è, a dir la verità, ma davvero, non c'è proprio niente da ridere su questa storia: concordo con un giudizio letto da qualche parte in rete, che definisce questo come una specie di horror contemporaneo.
E' innegabile che le idee ci siano, e che la Meier sia piuttosto brava a posizionare la telecamera, e, quando la situazione si fa tesa, a creare angoscia nello spettatore, fino ad una discreta sensazione claustrofobica. Però, a parte le ovvie domande che una persona di buon senso si pone immediatamente (pannelli fonoassorbenti, cavalcavia, sottopassaggi) davanti a una situazione così forzatamente grottesca, dandogli anche il beneficio dell'espediente narrativo, è il finale che chiude il cerchio di un film che probabilmente, passatemi il luogo comune abusatissimo, mette davvero troppa carne al fuoco, e ne esce un po' bruciacchiato.
Probabilmente, dandole tempo, Ursula Meier riuscirà anche a stupirci.
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