Verso il sud - di Laurent Cantet 2006
Giudizio sintetico: si può vedere
Haiti, Port-au-Prince, sotto la dittatura di Baby Doc Chevalier (anni '80: Baby Doc governò, se mi passate l'eufemismo, dal 1971 al 1986); Brenda, Ellen e Sue, americane e senza un compagno, divorziate o in vacanza senza marito, si godono una classica vacanza di natura sessuale, in una cornice paradisiaca. Ovviamente il turismo sessuale femminile non somiglia perfettamente a quello maschile: ma può diventare più morboso. Soprattutto perchè due delle tre donne si invaghiscono oltremisura di Legba, aitante giovane gigolò locale, talmente bravo da riuscire a far provare un orgasmo femminile alla tenera età di 46 anni...
Basato su un racconto di Dany Laferriere, collaboratore tra l'altro di Radio-Haiti Inter, Verso il sud è, forse, il lavoro meno riuscito di questo regista francese comunque da stimare (anche se, come sapete, a me il suo ultimo La classe non è piaciuto). Si apprezzano sempre i temi, scottanti, trattati con naturalezza estrema, senza preconcetti di sorta. Situato dopo i ben riusciti ma poco conosciuti Risorse Umane (1999) e A tempo pieno (2001), questo lavoro si interessa di Haiti e della caduta del desiderio. Haiti, ai tempi della dittatura (e prima della catastrofe odierna, che ha assunto proporzioni devastanti), rimane un po' sullo sfondo, non si capisce se volutamente oppure no. La caduta del desiderio è, probabilmente, il motivo scatenante del turismo sessuale femminile, tema portante del film. Come dice una delle protagoniste, una donna dopo i 40 attrae solo i mariti delle altre e i rincoglioniti (nel cosiddetto primo mondo), per cui, come si sa già da un po', alcune di loro si fanno per così dire coraggio, e se ne vanno in Giamaica (ultimamente), o, come qui nei primi anni '80, ad Haiti. Là, meno esplicitamente degli uomini, ma ugualmente forti delle loro valute, comprano l'amore (leggi: sesso e carezze) di giovani e aitanti uomini neri.
Il film è innanzitutto spiazzante per chi "segue" Cantet, visto che sembra fuori contesto, abituati come siamo, da lui, a scenari francesi. Dopo di che, il tutto risulta un po' troppo freddo, nonostante la tragicità della conclusione, e la sostanziale tristezza della situazione. Apprezzabile, anche se rischiosa, la scelta di far parlare "in macchina" alcuni dei protagonisti, e bravi tutti gli attori del cast, ognuno calato nel suo ruolo alla perfezione, ognuno che riesce a trasmettere la tristezza di fondo della quale parlavo poc'anzi.
Un film che poteva essere un pugno nello stomaco, ma che evidentemente non riesce ad affondare fino in fondo il colpo.
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