Ti amerò sempre - di Philippe Claudel 2009
Giudizio sintetico: da vedere
Juliette è in attesa all'aeroporto. Leggermente in ritardo, arriva sua sorella Léa. Non si vedono da moltissimo tempo, e Juliette sembra fuori dal mondo. E' stata via. E non è nell'umore giusto per parlarne. La famiglia l'ha esclusa, cancellata. Solo Léa, vagamente, ha tenuto i contatti. E adesso, dopo 15 anni, la accoglie con entusiasmo, nella sua grande casa di Nancy, dove vive felice con il marito Luc, il suocero che non parla e legge sempre, le due figliolette adottate in Vietnam. Poco a poco, scopriremo dove è stata Juliette, e perchè. Ma non è abbastanza.
E' un film interessante, questo debutto dello scrittore francese Philippe Claudel come regista. E tra l'altro arriva proprio in un momento in cui si discute di temi abbastanza vicini a quelli che, in definitiva, escono alla fine della storia. E' quasi un dispiacere non potervi rivelare la trama, ma sono convinto che senza sapere niente di più ne godrete maggiormente.
La sceneggiatura è palesemente frutto di un sapiente scrittore. I fatti, che "costruiscono" la storia, escono uno alla volta, poco a poco, senza colpi di scena teatrali, ma facendo si che lo spettatore si appassioni al dramma interiore squassante, devastante, della protagonista, e, di riflesso, alla sensazione straniante e di impotenza della sorella. Ma ci sono anche i personaggi "laterali", qualcuno con storie altrettanto "dense". Vi basti per capire che siamo davanti ad una storia piuttosto strutturata.
La regia è diligente, ovviamente senza fronzoli, dritta al punto. Molto francese, direi. Fotografia discreta, direzione degli attori più che buona. Ma, certo, non poteva essere altrimenti con Kristin Scott Thomas, molto intensa, difficile immaginarsi qualcuno più adatto di lei nella parte di Juliette; più che buona la prova dell'altra protagonista, Elsa Zylberstein nei panni della sorella più giovane. Francese, viso irregolare, attrice di teatro e di cinema, ma sconosciuta da noi, la ricordiamo nel pessimo (purtroppo) I colori dell'anima - Modigliani, dove interpretava (infatti, per l'irregolarità del viso) la musa di Modì, Jeanne Hébuterne.
Curioso il fatto che le traduzioni del titolo diano significati diversi nelle varie lingue (Il y a longtemps que je t'aime non è esattamente I've loved you so long, ma soprattutto non è assolutamente Ti amerò sempre), ed è ancor più curioso il fatto che il film, così complesso ma al tempo stesso così scorrevole, non parli, in realtà, di quell'amore che ci si aspetterebbe da un titolo così, bensì di un altro tipo di amore. Non meno importante, non meno struggente, che riesce, se c'è, a darci ugualmente emozioni fortissime e indimenticabili.
Un debutto davvero incoraggiante.
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