Fortapàsc - di Marco Risi 2009
Giudizio sintetico: da vedere
1985, gli ultimi mesi di vita di Giancarlo Siani, giornalista napoletano ventiseienne ucciso dalla Camorra il 23 settembre di quell'anno, sotto casa sua, mentre scendeva dalla sua Citroen Mehari, il giorno di un concerto di Vasco Rossi, sempre a Napoli. Sfortunatamente, Giancarlo non era riuscito ad avere i biglietti per quel concerto: doveva portarci Daniela, la sua ragazza.
Non sono un fan di Marco Risi, ma in effetti se si guarda la sua filmografia ci si rende conto che a parte gli episodi d'esordio, dal 1987 ad oggi il figlio del grande Dino ha provato a fare cinema di un certo spessore. Magari non saranno capolavori, ma ricordo sempre con grande piacere film come Mery per sempre (un film davvero "avanti" per l'Italia) oppure il tesissimo Il muro di gomma, con il sempre sottovalutato (ingiustamente) Corso Salani, un film che dimostra la capacità di Risi di confrontarsi, come faceva il padre, con la storia italiana. Ciò che lo rende inferiore, a mio giudizio, è una notevole mancanza di sarcasmo, sempre rispetto a Dino. Ma questa è un'altra storia.
Non sono un fan di Marco Risi, ma in effetti se si guarda la sua filmografia ci si rende conto che a parte gli episodi d'esordio, dal 1987 ad oggi il figlio del grande Dino ha provato a fare cinema di un certo spessore. Magari non saranno capolavori, ma ricordo sempre con grande piacere film come Mery per sempre (un film davvero "avanti" per l'Italia) oppure il tesissimo Il muro di gomma, con il sempre sottovalutato (ingiustamente) Corso Salani, un film che dimostra la capacità di Risi di confrontarsi, come faceva il padre, con la storia italiana. Ciò che lo rende inferiore, a mio giudizio, è una notevole mancanza di sarcasmo, sempre rispetto a Dino. Ma questa è un'altra storia.
E' un buon film questo Fortàpasc, e rende giustizia ad una figura poco conosciuta ma che ha decisamente precorso i tempi. Ha ragione chi dice che i media, e soprattutto la tv, ha cambiato anche questo: la creazione, la mitizzazione, la santificazione dei personaggi di questo tipo (sto pensando a Saviano, of course). Tra l'altro, scorrendo la biografia di Siani, si capisce come addirittura il film non lo mostri in tutta la sua positiva passione sociale.
Quel che c'è di buono, dopo la bella sequenza sui titoli di testa, una ripresa di Napoli dall'alto, davvero suggestiva, è il fatto che il film ci dipinga Siani come una persona normalissima, giovane, intraprendente, amante del suo lavoro e delle piccole cose, con una grande coscienza civile, ma anche fragile davanti ai problemi di cuore, come tutti del resto, a quelli amicali, e impaurito quando, verso la fine dei suoi giorni, il cerchio cominciava a stringersi su di lui.
Il ritmo è buono, la fotografia non granché ma probabilmente è una scelta voluta, soprattutto Torre Annunziata è descritta in tutto il suo squallore desolante. Il cast va, diciamo, a fasi alterne. Positivo nella maggior parte dei casi, spiccano ovviamente Libero De Rienzo nella parte del protagonista (non perfetto, come Valentina Lodovini nei panni di Daniela, nella dizione napoletana), ma pure Ennio Fantastichini (il Sindaco di Torre), il grandissimo (seppur molto, molto basso di statura) Ernesto Mahieux (Sasà), bravi tutti i camorristi, un po' impacciati Daniele Pecci (il Capitano Sensales) e Gianfelice Imparato (Pretore Rosone).
Il paragone con Gomorra verrà naturale, e, ovviamente, l'impatto è decisamente minore. Ma la realtà, probabilmente, sta in mezzo. Ed è triste.
Di seguito, il sito dedicato a Siani. Dategli un'occhiata.
1 commento:
molto bella anche la locandina.
Ricorda (ahimé) il fatto che di prassi i sicari della mafia sparino in bocca, deturpando così quella parte di viso, a tutti quelli che "parlano troppo".
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