No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090412

aprendo una breccia nel cielo


Crack The Skye - Mastodon


Dice Troy Sanders, basso e voce dei Mastodon, a proposito di The Czar, traccia numero 4 di Crack The Skye, della durata di quasi 11 minuti e diviso in 4 "movimenti", dai titoli Usurper, Escape, Martyr e Spiral: "Be', prima di tutto è una sorta di omaggio alle band prog che erano solite fare queste lunghe suite divise in movimenti, mutevoli e complesse, come ad esempio fanno spesso i Mars Volta e molte altre band.".

Quello che spero io, è che i Mastodon si conservino così "freschi" e non diventino pallosamente insopportabili e tronfi come i MV.

La band di Atlanta prosegue il suo cammino con ottimi frutti, facendo uscire questo album granitico, dove c'è innanzitutto da rilevare, come novità, l'abbandono definitivo del cantato in modalità growl. Le voci permangono "drammatiche", filtrate, vagamente esasperate, ma a volte accompagnano la ricerca della melodia, incastonata dentro pezzi dalla durezza indiscutibile, e se la cavano egregiamente: già dall'opener Oblivion, un pezzo superbo, si intuisce che qualcosa è cambiato, e che le potenzialità dei ragazzi sono ancora tutte da sfruttare.

Un vecchio metallaro come me non può che inchinarsi. Dentro alla musica dei Mastodon c'è la ricercatezza progressive dei Tool senza quella componente supponente che contraddistingue gli "oscuri" californiani, insieme a continui omaggi a maestri del genere "classico" come Metallica ridethelightning-style e, soprattutto, Iron Maiden dei bei tempi, negli intrecci chitarristici, e a una certa epicità degna dei Manowar ma senz'altro meno pomposa e più diretta.

Non per questo, i Mastodon rinunciano ad un suono distitivo, ad un marchio di fabbrica. Giunti al quarto album, sono riconoscibilissimi, grazie a tutte le influenze innegabili, come quelle già citate ma anche quelle più sottotraccia, come quella dei Melvins o all'hardcore punk in genere, ma soprattutto alla loro personalità, che appunto li ha portati fin qui seguendo un percorso unico e certamente distinguibile nel mezzo alla massa.

Un altro passo avanti rispetto al predecessore Blood Mountain, che già era un gran bel disco, un serio candidato alla Top Ten 2009, la prova di una brillante realtà rock e metal, la sicurezza che l'heavy metal non è morto, anzi, si abbevera ancora alle sue fonti e ne estrae nuova linfa vitale.

Chissà che un disco del genere non possa piacere anche ad appassionati prog-rock.

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