La classe operaia va in Paradiso - di Elio Petri 1971
Giudizio sintetico: imperdibile
Nord Italia, anni '70. Ludovico Massa detto Lulù è un operaio. Ha 31 anni, lavora in fabbrica, ad una macchina, ha 16 anni di anzianità, separato dalla moglie con un figlio che vive con un nuovo compagno, vive con Lidia che fa la parrucchiera e con il figlio di lei. Ha alle spalle due intossicazioni da vernice e un'ulcera. In fabbrica è una specie di leccaculo inconsapevole (fino ad un certo punto): è quello su cui gli impiegati misurano la potenziale produttività, in quanto il più bravo e produttivo a qualsiasi macchina. Ha un metodo: si concentra sul culo di una collega che sostiene di essere vergine. Tanto, dice, in fabbrica ci dobbiamo stare, tanto vale lavorare. In fabbrica vige il sistema del "cottimo": oltre la paga base, un sistema di ore straordinarie e produttività che, in pratica, costringe gli operai ad entrare la mattina presto e ad uscire col buio. La vita privata, fuori, è azzerata. Lulù, infatti, a casa si "spegne" davanti alla televisione, e Lidia si lamenta perchè non fanno più l'amore. Lui sostiene che gli "tira" solo la mattina quando entra in fabbrica, e lei non c'è. Lulù non è ben visto dai compagni, che gli rimproverano, in pratica, di lavorare troppo e di dare un motivo al padrone per ricattarli sulla produttività. Lulù se ne frega, ma mostra segni di squilibrio, e lui stesso se ne rende conto. Ci riflette su costantemente, e soprattutto quando va in manicomio a trovare il vecchio collega Militina, impazzito in fabbrica, che sembra molto più lucido di lui. Finchè, un giorno, Lulù perde un dito commettendo un'imprudenza alla macchina dove lavora....
Palma d'Oro a Cannes nel 1972 (ex aequo con Il caso Mattei di Rosi) , questo lavoro del grandissimo Elio Petri ha il respiro visionario di un capolavoro a basso costo, e rivisto a distanza di 37 anni acquista il sapore di una predizione, nonostante all'epoca sviscerasse perfettamente difetti e problematiche sociali di una "civiltà" nel pieno del progresso. Ambientazione e fotografia dipingono una città alienante e alienata, impersonale e massificante, la storia, scritta da Petri insieme al fido Ugo Pirro, è avvincente, allo stesso tempo ridicola, divertente e amarissima, con un finale dichiaratamente onirico e, un piano più sotto, avvilente. Musiche di Morricone, straordinariamente sperimentali, scenografia di Dante Ferretti.
Mariangela Melato è bellissima e sexy, Salvo Randone è un Militina filosofeggiante, Gian Maria Volonté è un Lulù viscerale, allucinato e straordinario. Da sottolineare l'attenzione di Melato e Volonté al dialetto.
3 commenti:
Volonté, punto.
Adesso non per dire, ma rileggi i nomi che hai citato: Melato, Volontè, Randone, Ferretti, Petri. E' il meglio delc inema italiano.
certo certo, so che è quasi irriverente mettersi a "discuterne". diciamo che è un allenamento per me, mettermi alla prova con questi mostri sacri.
con tutto il rispetto che meritano.
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