No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090727

the escape


La fuga - di Eduardo Mignogna 2001


Giudizio sintetico: si può perdere


Buenos Aires, estate 1928. Sette carcerati fuggono dal penitenziario nazionale della Capitale, con un piano congegnato così così, e decisi a dividersi appena fuori dalla prigione, tornando ognuno per la sua strada. C'è una varietà di personaggi incredibile: si va dal truffatore di professione agli assassini, professionali o passionali, e non manca l'innocente in cerca di vendetta, che chiuderà letteralmente il cerchio. La fuga va a buon fine (quasi), ma lo spietato Commissario Duval si metterà sulle tracce dei fuggiaschi da subito, e per loro non sarà facile né tornare alla loro vita, né non farsi trovare.


Altro film tratto da una racconto (omonimo) di Mignogna (La señal), altro premio Goya (El faro del sur), altra mezza delusione. Per carità, la realizzazione è più che dignitosa, fotografia e ricostruzione storica (se si eccettua la panoramica finale di Plaza de la Republica e l'inaugurazione dell'Obelisco, data storica 1936, realizzata al computer, orribile) belle e ineccepibili, prove del cast sufficienti (alcune super, per esempio quella di Norma Aleandro nei panni de "la Varela"), ma l'intreccio è supponente e ridondante, alla fine noioso. Nonostante i continui avanti e indietro nel tempo siano abbastanza comprensibili, finiscono per disturbare anche quelli, e le storie dei sette non sono poi così appassionanti. Quasi due ore sono davvero troppe.

Una curiosità: nel film vediamo, nella parte di Rita, Antonella Costa, figlia dell'attore cileno Martìn Andrade, che nonostante sia nata a Roma ha sempre lavorato in Sud America. L'abbiamo vista sia in Garage Olimpo che in Figli/Hijos di Marco Bechis, oltre che in una particina ne I diari della motocicletta.

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