No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090706

lost in the (japanese) supermarket


Lost In Translation - L'amore tradotto - di Sofia Coppola 2003


Giudizio sintetico: da vedere


Signori, siamo davanti ad una regista dal tocco unico, delicato, avvolgente. Per una volta, qualcuno che fa cinema non per nepotismo.

Grande conferma dopo Il giardino delle vergini suicide (tratto dal bellissimo libro di Jeffrey Eugenides; qui, invece, la Coppola firma anche soggetto e sceneggiatura, nota importante), questo Lost In Translation è un film delicato, dai dialoghi rarefatti (ma anche dalle gag irresistibili), dalle cose non dette (cosa sussurra Bob all'orecchio di Charlotte durante l'appassionato abbraccio finale?). Ci racconta di come ci si possa sentire persi e soli, in una città come Tokio (60 milioni di persone compreso l'hinterland!!), quando non si riesce più a capire perchè si è sposati, se non si ride delle solite cose e ci si telefona da un capo all'altro dell'oceano per scegliere il colore di una moquette. Poi, d'un tratto, una persona che sembra essere come noi. Ma, nel mezzo, oltre 25 anni di differenza. Come possa andare il film non ce lo rivela, e forse è meglio così, anche qui sta il suo fascino.


Inquadrature mai banali (le "panoramiche" con Charlotte seduta davanti alle enormi finestre della sua camera del Park Hyatt e, sotto, l'immensa distesa di Tokio sono mozzafiato), e, ripeto, un tocco tutto personale per un cinema decisamente di gran classe.

Citazione d'obbligo per i protagonisti (il cast è ridotto, ma tutto giusto nelle parti): Bill Murray sembra nato per essere Bob Harris, e Scarlett Johansson da una profondità speciale al personaggio di Charlotte.

Lunga vita a Sofia Coppola.

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