Million Dollar Baby – di Clint Eastwood 2005
Giudizio sintetico: imperdibile
Eddie ‘’Scrap-Iron’’ Dupris e’ il narratore di questa storia; ex pugile che ha perso l’uso di un occhio al suo 109esimo e ultimo combattimento, Eddie e’ il tuttofare nella palestra di Frankie Dunn, un bravo allenatore di boxe, un uomo profondamente solo, che scrive quasi ogni giorno alla figlia, figlia che regolarmente gliele rimanda indietro, che studia il gaelico e legge Yeats, che sembra godere nel far arrabbiare il prete della sua parrocchia, nonostante vada a messa ogni giorno. La storia e’ quella che ha per protagonista Maggie Fitzgerald, cresciuta in una roulotte con una famiglia rozza e sottoproletaria, che da quasi 20 anni fa la cameriera, e che ha un sogno: diventare una professionista della boxe femminile. Lei vuole Dunn come allenatore, lui non vuole allenare donne. Vincera’ lei, e non solo la fiducia di Frankie. Insieme bruceranno le tappe, finche’ un incidente segnera’ per sempre i loro destini e le loro vite.
Un film bello, molto bello, lento ma mai noioso, delicato ma col pugno di ferro. Un film che vi commuovera’ per la forza straziante di due solitudini che si cozzano timidamente all’inizio, e in seguito si riempiono vicendevolmente; un film al quale non smetterete di pensare per giorni. Pensate ad un Lost in Translation tragico, un film suburbano girato come un western; come spesso succede vedendo Eastwood, un western dei sentimenti, solitudine, trasporto e tragedia, sempre con un respiro epico che molti registi cercano, ma difficilmente riescono a rendere sullo schermo. Musica (composta dallo stesso Eastwood insieme al figlio) protagonista senza essere mai invadente, un uso splendido, e difficilmente visto sullo schermo fin qui, dell’ombra anziche’ della luce; una perfetta antitesi, intelligente e personale, rispetto ad altre filmografie altrettanto valide, che tentano di dire e di analizzare grandi temi, come piace fare a Clint. Morgan Freeman spalla perfetta di un Eastwood attore che, da una parte mostra il lato buffo del suo personaggio duettandoci insieme, dall’altra si mette a nudo con un rapporto fatto di sguardi, misurato ma intenso, con il personaggio interpretato da Hilary Swank, magnifica, androgina ma non troppo, al tempo stesso ingenua, stranamente conturbante, caparbia ma fragile, sofferente con dignita’, alla ricerca del knock-out al primo round anche fuori dal ring (come gli dice Frankie), bellissima nella sua trasandatezza proletaria. Un film che si insinua nello spettatore poco alla volta, lento ma inesorabile.
Altamente consigliato.
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