La educación de las hadas - di José Luis Cuerda 2006
Giudizio sintetico: si può vedere
Nicolás, inventore di giocattoli cresciuto in Argentina ma residente nella zona di Barcellona, simpatico e piacente attorno alla quarantina, una mattina in aereo nota Ingrid, una ornitologa francese, e suo figlio Raúl, avuto da un nobile militare italiano, morto qualche anno prima. E' amore, come dice Nicolás, per tutti e due (madre e figlio), all'istante. Ingrid cede alla corte, e i due dopo poco tempo si sposano. Vivono felici in un casolare elegante di campagna, e il rapporto di Nicolás con Raúl è a dir poco meraviglioso. Ma qualcosa si rompe, e Ingrid, improvvisamente, cerca una scusa perchè Nicolás non dorma più con lei. Messa alle strette, Ingrid gli comunica che si stanno lasciando, e che gli spiegherà più tardi. Eppure, nessuno comprende questo distacco, men che meno Raúl. Nicolás, che diventa un frequentatore abituale di un supermercato vicino alla città, e lì nota Sezar, una cassiera sempre sulla difensiva. Non è così come potreste pensare...
Film delicato, diretto dall'esperto Cuerda, famoso in patria per il pluripremiato La lengua de las mariposas tratto da alcuni bellissimi racconti di Manuel Rivas, il film in questione è sceneggiato dallo stesso Cuerda basandosi sul libro quasi omonimo (L’éducation d’une fée) di Didier van Cauwelaert, scrittore belga che alcuni paragonano a Houellebecq. La storia, e qui vi rivelo fin troppo, è molto, molto simile alla trama di Questione di cuore e, di conseguenza, a quella di Dopo il matrimonio. Ma ognuno ha il suo stile, e Cuerda anche. Per cui, ecco una pellicola lenta ma non soporifera, piena di sentimenti positivi, di amore anche condiviso, di comprensione per gli altri, con finale aperto e con ottimi protagonisti, il mio preferito Darín (Nicolás), la sempre splendida e mai troppo valorizzata Irène Jacob (Ingrid), la cantante/attrice Bebe (Sezar; in Italia la conosciamo per il tormentone di qualche anno fa Malo) e l'ottimo Victor Valdivia nei panni di Raúl. Toccante senza essere troppo melodrammatico.
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