Siuna 17/10/2007
Cari Amici Vicini e Lontani,
sono approdata nel Triangolo Minero. Devo ritrattare alcune mie affermazioni della mail precente sul fatto che questa non sarebbe stata un'avventura stile Far West, perchè invece lo è. Prima di tutto le tre piccole cittadine del triangulo minero sembrano un set di un film di Sergio Leone. Siuna, la mia base, ma anche Bonanza (chi non fa un'associazione al telefilm?) e Rosita sono in pratica una strada con edifici di legno stile saloon, cavalli affunati davanti e video poker. Cavalieri con cappello da cowboy e speroni girano per la città, e i negozi vendono solo selle, corde e stivali texani. Le donne sono in stile con l'ambiente, tatuaggio selvaggio, super trucco e vestiti molto molto corti e molto molto scollati. Il rivolgersi alle persone con "mi vida", "mi linda" completa il quadro.
Nelle tre città ci sono miniere d'oro, due sono rimaste sepolte sotto pioggie torrenziali anni fa e ora si vede solo un laguna d'acqua fangosa, una invece è ovviamente in mano alle multinazionali, protetta da un'alta cancellata. Tutt'intorno la selva. La riserva naturale di Bosawas, la più grande dopo quella delle Amazzonie.
E lì dentro un sacco di piccoli uomini, per lo più indigeni di varie etnie, mayagna e miskitos, che forse alcuni di voi più intelletuali e sensibili alle cause sociali ricorderanno per aver vinto una causa contro il Governo del Nicaragua sul possesso di una zona della riserva che il governo voleva dare in usufrutto (leggi sfruttamento) a una multinazionale del legno americana. Da qui viene la maggior parte del legno che si usa per gli interni pregiati delle barche...quelle di lusso, mi immagino, un po' come quelle che vedi a Miami sulla via per il Nicaragua...i contrabbandieri entrano nella foresta, disboscano, usano i fiumi per trasportare a valle il legno, lo caricano sui camion in zone nascoste e parte alla volta del mondo civilizzato. E cosi si consuma piano piano la selva piena di segreti, maestra di vita per le popolazioni che vivono qui, solo per un pavimento di teak di quelli odiosi e burini motoscafi che sfrecciano a tutta velocità vicino alle nostre coste.
Sono stata a visitare una di queste comunità sperduta nella selva. Cinque ore a cavallo, o meglio mula, per sentieri incredibili, dove la bestia si muoveva tra le rocce, o in mezzo alla selva sprofondava fino alla pancia nel fango...mi sembrava tanto di essere Atleiu, quello della Storia Infinita, quando il suo cavallo affoga nelle paludi dell'Eterna Disperazione (o una roba del genere…).
La comunità non è che un gruppetto di piccole case, tutt'intorno la selva che dopo l'uragano Felix, ha cambiato faccia. Gli alberi sono caduti, gli animali si sono spinti vicino alle case e c'è chi si è trovato una famiglia di scimmie in casa. I cadaveri degli animali hanno inquinato i fiumi e i raccolti sono andato distrutti, e in una società come questa che vive dell'autosussistenza non è un problema da poco. Oxfam, l'organizzazione per la quale lavoro adesso, ha in mente di aiutare i piccoli produttori e le famiglie con distribuzioni di semi e campagne di promozione della salute sulla gestione delle riserve idriche, ma la buona volontà si scontra con l'estrema difficoltà di raggiungere delle zone davvero isolate a una settimana di cammino. Vedremo quindi cosa salterà fuori.
Vi abbraccio e corro a scacciare i pappagalli che si sono appollaiati sul mio bucato appena fatto.
un bacio
Cat
1 commento:
Queste testimonianze son così belle che è difficile aggiungere un commento che non sia banale.... cmq dovremmo prenderle come spunto per far qualcosa ognuno nel suo piccolo (penso a cose come non sprecare energia, fare una vita più vera, più sana e senza eccessi, interessarci di chi ci sta intorno.. e anche di chi sta un po' più lontano). Grazie Cat, and take care.
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