No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20071006

la verità


Michael Clayton - di Tony Gilroy 2007


Giudizio sintetico: da vedere


Michael Clayton lavora per la Kenner, Bach & Ledeen, uno studio legale importante. Sa di legge, ma non è avvocato. Sa di inchieste, ma non è poliziotto (già troppi in famiglia). E', come lo definisce uno dei suoi più cari amici, "uno che fa le pulizie". Uno da chiamare a qualsiasi ora del giorno e della notte, uno, sempre per usare parole dei suoi colleghi, "che fa miracoli". Non è che gli piaccia da morire il suo lavoro, anche se lo fa egregiamente. Soprattutto, vi è costretto: dalla vita, dalla sua storia. Lo scoprirete durante il film, mi pare giusto non anticiparvelo.

La causa del momento, allo studio, è quella che sostiene la U-North, una società chimica di prodotti per l'agricoltura, in una class action, una azione collettiva da parte di molti piccoli agricoltori, che sostengono la responsabilità pesante della U-North nella morte di diversi di loro. Arthur Edens (l'amico che definisce Michael "uno che fa le pulizie"), un principe del foro, ha in mano la faccenda, ma improvvisamente, una crisi di coscienza (o un problema nervoso, come sostiene lo studio) complica la causa che pareva ormai avviata verso una conclusione favorevole alla multinazionale. Karen Crowder, responsabile legale della U-North, è molto preoccupata. La sua credibilità, e quindi la sua folgorante carriera, dipende dall'esito di questa importantissima causa. In mezzo, c'è Michael Clayton, alle prese con i suoi problemi personali, l'etica (non solo quella professionale), l'amicizia che lo lega ad Arthur, e la verità. Quella che lui stesso, spesso, ha contribuito ad offuscare.


Anche se definire George Clooney un eroe dei nostri giorni è esagerato, in fondo anche lui ha ville sparse in tutto il mondo e probabilmente gira in limo (o su una Hummer), bisogna riconoscere che porta avanti il suo progetto con grandissima dignità. Come (e spesso insieme) il suo amicone Steven Soderbergh, film senza impegno sociale di grande impatto al botteghino, e poi produzioni proprie su temi scottanti di attualità, rischiosi per Hollywood. E anche questo Michael Clayton è un film che darà soddisfazione sia agli appassionati di cinema sia a quelli che vanno al cinema cercando "l'impegno".

Alla regia c'è il debuttante Tony Gilroy, che però è un navigato sceneggiatore (sua la trilogia di Jason Bourne), che se la cava più che egregiamente, usando una fotografia sempre tendente al grigio, senza esagerare in virtuosismi ma usufruendo di un montaggio serrato, che non annoia nonostante la durata del film. La storia è complessa, giocoforza, ma i dialoghi, seppur complicati e spesso lunghi, sono ben scanditi e permettono allo spettatore attento di capire i giochi ed entrare nel meccanismo. Si sa, poi, che senza sforzo non c'è soddisfazione.

Il protagonista poi, ha i difetti e le problematiche dell'uomo medio, per cui, seppur di classe, permette l'immedesimazione e la conseguente osmosi necessaria con chi si pone alla visione.


Il cast è di primissimo livello, e fra un Clooney (Clayton) diligente, che rinuncia alla facile mimica da divertimento (gli Ocean's così come gli spot Martini), e una Tilda Swinton che fa sempre la sua figura, nei panni di Karen Crowder, senza dimenticare Sydney Pollack che interpreta il boss dello studio Marty Bach, spicca il bravissimo Tom Wilkinson (diavolo, provate a cercare la sua filmografia....vi sentirete inutili!), caratterista mai troppo decantato, autore qui di una prova superlativa nella parte di Arthur Edens.


Finale eccezionale, degno epilogo di un film decisamente interessante e ben fatto, chiusura sui titoli di coda decisamente sfiziosa, tutta dedicata a un Clooney pensieroso.


Consigliato.

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