No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081022

non si esce vivi dagli anni '80? parte 3

la seconda parte, ieri

Anche se tv commerciale e liberalismo si sono definitivamente imposti a partire dal declino del comunismo - il film Good-bye Lenin lo chiarisce meglio di tanti volumi -, il liberalismo non concerne solo la libertà d'espressione, bensì una sfera più ampia di libertà (libertà di associazione, di coscienza, di professione, di religione, di sessualità), in cui lo Stato non deve intervenire, se non per prevenire gli eventuali danni che l'individuo può recare esercitando le proprie libertà. Non bisogna tuttavia dimenticare che, lungi dall'essere una dottrina contemporanea, il liberalismo emerge nel Seicento e vede nella tolleranza l'unica possibile alternativa alle guerre di religione: ovvio che, se nella sfera religiosa lo Stato non può imporre alcuna fede comune, e quindi Stato e Chiesa devono essere separati, lo stesso giunge presto a valere in altre sfere. In che misura siamo oggi liberalisti è facile da stabilire, perlomeno in Italia: Stato e Chiesa non sono effettivamente separati; lo Stato limita le nostre libertà individuali ben più di quanto qualsiasi dottrina liberalista sarebbe disposta a concedere; e, infine, non saranno più quelle tra protestanti e cattolici, ma le guerre di religione permangono e vengono fomentate anche da coloro che credono di praticare politiche di stampo liberalista: dove è finita la tolleranza, invocata da John Locke? Non ci rimane che distinguere la dottrina liberalista dall'ideologia liberalista: mentre la prima appartiene alla filosofia, si è sviluppata grazie a una serie di argomentazioni e contro argomentazioni circa i fondamenti e la fattibilità del liberalismo, insiste sui diritti individuali, sulle libertà (seppur non prive di sani limiti) del singolo, sulla parità delle opportunità, e, quindi, in quanto dottrina filosofica è una teoria che, se presenta delle falle, può e deve essere migliorata, la seconda, proprio negli anni Ottanta, si è tradotta sul piano pratico in un pretesto bello e buono per accreditare alcune forme di capitalismo contemporaneo in cui si glorifica esclusivamente una competitività che privilegia il profitto dovuto alle speculazioni. Rimane un'ideologia applicata che, al pari di ogni altra ideologia, è fitta di dogmi di cui non ci si riesce a sbarazzare, e in cui non vi è posto per l'etica che mira al bene comune. Forse l'attuale crollo dei mercati finirà con il reclamare a gran voce il bene comune; forse, invece, finirà solo con l'accrescere il divario tra ricchi e poveri, e l'edonismo non si spegnerà, ma rimarrà un lusso per pochissimi. Se il crollo si debba agli anni Ottanta tocca agli economisti stabilirlo; sappiamo però che esso è ideologicamente radicato in quegli anni.

Nicla Vassallo è Professore ordinario di Filosofia teoretica all'università di Genova

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