la prima parte, ieri
Il grande Lebowski, scritto e diretto da Joel ed Ethan Coen, narra le tragicomiche vicende d'un ex militante di sinistra che da giovane aveva protestato contro la guerra in Vietnam, un 40enne con i capelli ancora lunghi e il pizzo incolto. Non si è mai sposato e vive solo in un incasinato appartamento a Venice. Disoccupato, quasi sempre fumato. Jeffrey Lebowski detto il Dude, passa le giornate a "cazzeggiare" con gli amici in un club di bowling di Los Angeles. Fino al fatidico giorno dell'incidente in cui, scambiato per un miliardario dal suo stesso nome, è costretto da una banda di gangster a pagare un debito di cui non sa nulla. Per sfregio, i malavitosi fanno pipì sul tappetino all'ingresso di casa, cui è affezionatissimo. Deciso a farsi rimborsare il prezioso zerbino dal miliardario omonimo, Dude si lascia incautamente convincere a far da intermediario tra l'altro Lebowski (il "grande") e la gang che intanto ne ha rapito la moglie come carta per il baratto. Ma quando lo svagato protagonista passa all'azione, l'azzardato piano di ricavare qualcosa dall'equivoco va subito a rotoli, anche per gli incauti consigli dell'amico Walter (John Goodman, nel cast insieme a Steve Buscemi e John Turturro, il ripugnante Jesus, esagitato gay). Si dice che il personaggio di Bridges sia ispirato a un conoscente dei Coen, Jeff Dowd detto appunto The Dude, ormai figura mitica tra i lebowskomani non meno degli attori e dei due registi. Dowd, nato il 20/11/1949 a Los Angeles, produttore del documentario Fern Gully: the Last Rainforest e del film Ocean of Pearls diretto da Sarab Neelam, amico dei Coen dai tempi del loro Blood Simple, fu arrestato ("ero un giovane delinquente con una coscienza politica", così si definisce) il 19/4/1970 quando il dipartimento di Giustizia del presidente Nixon decise di schiacciare il movimento antiguerra del Vietnam. Il gruppo seguì poi i processi dei Chicago Seven. C'è chi sostiene invece che il modello sia un altro amico dei Coen, Pete Exline, reduce del Vietnam con miniappartamento a Venice, come il personaggio del film, pure lui affezionatissimo a uno sdrucito tappetino. Exline raccontò ai Coen storie di ordinaria assurdità sulla sua vita, un cocktail d'incidenti e coincidenze da cui i cineasti trassero idee per il copione di Lebowski. Lui si divertiva a giocare a softball con altri dilettanti della sua età (ultra 40enni), ma i Coen optarono per il bowling, "sport d'intrinseca socievolezza durante il quale ti puoi sedere a bere una birra, fumare una sigaretta chiacchierando di scemenze con gli amici", racconta J. Coen.
continua
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