No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081017

Belgio set 08 - 5


Bedlam in Belgium 5
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Rock & Roll Masterclass:

The Hellacopters + Demented Are Go + The Paranoiacs + Boozed

26 settembre 2008, Gent, Vooruit


Quando, dopo poco più di un'ora di concerto, passata da qualche minuto la mezzanotte, gli svedesi padroni dello scettro del Rock and Roll tornano sul palco dopo una breve pausa per il primo bis, e attaccano una delle più belle versioni di una delle più belle canzoni che dei musicisti rock abbiano scritto, e sto parlando di By The Grace Of God, il vostro cronista preferito, seduto frontalmente al palco nella piccola galleria della sala concerti del Vooruit, a Gent, in Belgio, capisce il perchè di tutto questo. Capisce perchè è venuto fino in Belgio per vedere uno degli ultimi concerti degli Hellacopters.


Andrea fuma una sigaretta, lo aspetto, entriamo. Sono curioso di vedere questo posto. E' andata così: una coppia di amici si è trasferita in Belgio, decidendo di trasferire la propria vita e la propria famiglia lì. Dopo qualche mese, si stabiliscono a Gent. Mi invitano, quando voglio, ad andare a trovarli. Qualche mese fa leggo la notizia che gli Hellacopters si scioglieranno a breve: esce il disco nuovo, Head Off, una raccolta di cover, dopo di che un tour d'addio: The Tour Before The Fall. Vado sul sito, do un'occhiata alle date: nessuna in Italia. Ok, mi dico, li vado a vedere fuori dall'Italia. Guardo meglio le date: ce n'è una a Gent, Belgio. Vado. Chiedo agli amici, ok. Prenoto il volo, ok. Prenoto i biglietti, ok. Adesso siamo qui.

Il Vooruit è una costruzione anche imponente, mi dicono essere stata la sede del sindacato socialista belga. L'ingresso è agile, c'è pochissima gente, hanno appena iniziato a suonare i Boozed, poco dopo le 18,00. Il guardaroba è enorme e sta dietro delle reti divisorie. La sala fumo ospita anche i banchi del merchandising. Vicino ai bagni un cartello dice che la massima capienza del luogo è di 1000 persone. Entriamo nella sala concerti vera e propria. Meravigliosa. Come un vecchio teatro, soffitto con stucchi, galleria balconata, sipario davanti al palco, piccolo e profondo. Una chicca.

I Boozed sono tedeschi, e sono giovanissimi. Due chitarre, un basso, batteria e un cantante, urlatore. Fanno rock 'n' roll dove senti gli AC/DC e i Rolling Stones. Uno dei due chitarristi è bravo, si muove quasi come Angus, verso gli ultimi pezzi scende dal palco e si fa un giro tra le poche persone presenti mentre esegue un assolo. Suonano un po' più di 30 minuti e si fanno decisamente apprezzare.

E' la volta dei Paranoiacs, band belga, probabilmente fiamminga, ci sembra di capire che dialogano col pubblico in netherlands. Anche loro sono cinque, ma qui abbiamo due chitarristi, uno dei quali canta, basso, batteria e tastiere. Il tastierista è probabilmente l'uomo più antipatico ed esaltato del mondo. Atteggiamento e mosse da rockstar maledetta e ambigua, una cascata di capelli riccioli (ma con l'attaccatura altissima), jeans strettissimi a vita bassissima, incide zero nella musica del gruppo ma occupa un sacco di spazio, tanto che per gli ultimi pezzi lascia le tastiere e prende il microfono, cercando di ricordarci Iggy Pop e finendo per intristirci quasi tutti. In definitiva, musicalmente i Paranoiacs sembrano i Ramones annacquati, e non ci fanno una grande impressione.

Arrivano i Demented Are Go, che visivamente ci appaiono come una commistione di Misfits e Sigue Sigue Sputnik, mentre musicalmente sembrano una versione rockabilly dei Motorhead. Leggendo tutti questi riferimenti, si potrebbe pensare: "ehi, interessante!". Niente da fare: nonostante la voce cavernosa a metà tra quella di Lemmy e quella di Tom Waits del cantante, del contrabbassista (che suona si il contrabbasso, ma non mi pare proprio un fenomeno) che si dà da fare, di un chitarrista nella norma e di un batterista appena sufficiente, i DAG fanno letteralmente cagare. Con Andrea, accanto a me, pensavamo che i Paranoiacs avessero rappresentato il fondo della serata, e invece dobbiamo ricrederci. L'ultima mezz'ora della loro esibizione rasenta il calvario, e sembra non terminare più, proponendo pezzi tutti uguali e ugualmente pallosi. Fortunatamente, ad un certo punto, la smettono. E l'attesa si fa palpabile.


Sono le 23,00 circa quando le luci si spengono ancora una volta. Rispetto alla scaletta indicata gli Hellacopters hanno un'ora di ritardo, accumulato dalle band precedenti. Il pubblico, non particolarmente caldo fino ad ora, e restìo ad avvicinarsi al palco fino a quando la sala non è stata piena, adesso c'è, fin sotto il palco, e freme. Eccoli che arrivano, si intravedono delle figure in ombra. Appena il tempo di sentire l'arpeggio iniziale di Hopeless Case Of A Kid In Denial, 10 secondi, e quando il pezzo parte davvero l'impatto sonoro è devastante, anche troppo. I suoni purtroppo sono confusi, e si fatica a distinguere bene il tutto. Però il tiro è micidiale. Il pezzo seguente è un super-classico, The Devil Stole The Beat From The Lord, e i ragazzi sono indiavolati. E poi un diluvio di pezzi che coprono gli anni che hanno segnato la loro carriera. Si va da Fake Baby (1996, Supershitty To The Max) a una perfetta e sostenuta In The Sign Of The Octopus (2008, Head Off, di qualche mese fa; il pezzo era in origine dei The Robots, una band di Stoccolma), da una sempre suggestiva Everything's On TV (Rock & Roll Is Dead, 2005, che voce che ha Nicke su questo pezzo...) a una selvaggia Ghoul School (Cream Of The Crap! Volume 2, 2004), passando per pezzi splendidi come Toys And Flavors, No Song Unheard, Better Than You (il rock 'n' roll!!), senza dimenticare estratti dal nuovo lavoro, Electrocute, Midnight Angels, The Same Lame Story. Immancabili la divertente I'm In The Band e la micidiale e sempreverde Move Right Out Of Here.


Loro sono loro. Boba rintanato nell'angolo e buffo, Kenny preciso e impeccabile girovagando sul palco come su un altro pianeta, Robban con capigliatura e fascia d'altri tempi (sembra quasi Borg) a picchiare come un forsennato sulle pelli e sui piatti, Strings a sciorinare assoli con classe cristallina, quintessenza del rock, a duettare con il semidio dentro una perfetta iconografia rock 'n' roll da manuale, posando come sempre il manuale del perfetto chitarrista rock impone; Nicke (il semidio, appunto), basta vederlo, perfettamente inguainato nei suoi vestiti e sotto il suo cappello, è il rock and roll (si lo so l'ho ripetuto millemila volte, perdonatemi) fatto uomo. Ringraziano per l'amore trasmessogli dai fans in questi anni, e salutano, visto che è l'ultimo tour.


La chiusura, dalla quale abbiamo cominciato, è pirotecnica. Dopo poco più di un'ora escono. Rientrano appunto con una canzone della quale sono perdutamente innamorato, come già vi ho detto By The Grace Of God, della quale forniscono una versione memorabile. Senza soluzione di continuità, come loro sanno fare bene, ecco Before The Fall (laddove nasce il "titolo" del tour, anche), un ennesimo "standard" r'n'r, e il colpo che ti stende: (Gotta Get Some Action) Now!, una sorta di loro manifesto da suonare per bruciare le valvole dell'ampli. Una stra-cazzo di canzone. Apoteosi.


Escono, e il pubblico, giustamente, li richiama. Rientrano e piazzano senza nemmeno far riprendere fiato al migliaio di presenti, nonostante il loro ampio repertorio e un disco nuovo fatto di cover, una versione al fulmicotone della queeniana We Will Rock You, versione heavy. Chiude le danze una versione tambureggiante di Soulseller, nel senso che Robban polverizza il drum-kit a forza di rullate.


Neppure un'ora e mezzo, e siamo dalle parti del merchandising, nella sala fumo, ormai diventata una camera a gas. Velocemente compro una maglia per me e una per mio nipote. Se lo meritano, gli svedesi. Torniamo verso il parcheggio nella notte di Gent, tutto sommato senza freddo.


Signore e signori, The Hellacopters se ne vanno. Quelli di voi che non li apprezzano, o addirittura non li conoscono, magari un giorno li rimpiangeranno. Io già da adesso. Per citare un usuratissimo luogo comune, it's only rock and roll, but I like it. Anzi, it was.
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4 commenti:

monty ha detto...

ok ale,
da quale inizio?

jumbolo ha detto...

ordine cronologico. supershitty to the max, 1996.

Anonimo ha detto...

Orgogliosa di averli visti con te a Padova stea..
Un bacio

Anonimo ha detto...

Orgogliosa di averli visti con te a Padova stea..
Un bacio