Da D la Repubblica delle donne nr.618
Douglas che vuol salvare la Patagonia
Tra Cile e Argentina, business, politica e milionari. Il controverso impegno ecologico di Tompkins, magnate americano convertito alla causa verde
di Gabriella Saba
Gran parte dei cileni lo detesta. Ma sono in molti a credere nelle buone intenzioni di Douglas Tompkins. Quel che si dice un personaggio controverso. Un mecenate innamorato della causa ambientale al punto da avere investito parte del suo patrimonio nell'acquisto di 800mila ettari di terra nella Patagonia cilena e in alcune regioni del Sud e del Nord dell'Argentina. Tutto questo ne fa uno dei più grandi proprietari terrieri del mondo, ma il suo obiettivo è "salvare quelle zone dalla privatizzazione e dal disastro ecologico". Newyorkese, 65 anni, Tompkins divenne ricco circa trent'anni fa, grazie a Esprit e North Face, aziende da lui fondate e poi vendute quando stabilì che la globalizzazione e il consumismo erano "il male oscuro". E che lui voleva diventarne "la soluzione, non più il problema". Una volta acquistate le terre, iniziò dunque a risanarle per poi regalarle, pezzo per pezzo, alle amministrazioni dei parchi nazionali. Fondò due associazioni per la salvaguardia della natura, Conservation Land Trust e Foundation Deep Ecology, trasformandosi in una spina nel fianco di chiunque minacciasse l'integrità naturale della sua patria acquisita. L'ultima battaglia di Tompkins, oggetto di interesse mediatico non solo in Sudamerica, è contro l'impresa energetica spagnola Endesa e il suo progetto Hydroaysén di sfruttamento idroelettrico di una parte della Patagonia cilena, che prevede la costruzione di cinque sbarramenti. Gli ambientalisti hanno lanciato la campagna Patagonia sin represas, appoggiata dall'organizzazione nordamericana Natural Resources Defense Council, il cui presidente è l'avvocato Robert Kennedy, mentre del direttivo fa parte Leonardo DiCaprio. Ma non poteva mancare lo stesso Tompkins, che ultimamente fa di tutto per sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale, partendo proprio dal coinvolgimento del jet set. Per fare un esempio: qualche mese fa ha invitato nelle sue tenute Julia Roberts e consorte, insieme al regista Daniel Moder, facendogli visitare la zona. Moder, che aveva in progetto di girare un documentario sulla Patagonia, pare si sia immediatamente votato alla causa di Tompkins. Ma l'appeal del magnate e quel suo personalissimo carisma si confondono spesso con quella che viene percepita come arroganza. D'altronde, l'impegno di Tompkins ha suscitato negli anni tanti sospetti quante simpatie. Patagonia sin represas y sin Tompkins, recita lo slogan di un nuovo gruppo su Facebook. Tra le molte accuse che vengono mosse al miliardario, quella di avere mandato via i contadini che lavoravano nelle terre che ha comprato in Argentina, utilizzando le minacce e la forza. C'è chi sostiene che il fatto di avere acquistato alcune delle zone più ricche d'acqua del pianeta non sia che un business per controllare quelle risorse. A molti cileni poi non è piaciuto che abbia diviso in due il Sud del Paese, comprando le terre che formano il Parco Pumalin. E c'è chi si spinge addirittura ad accusarlo di volere utilizzare i suoi possedimenti cileno-argentini per ospitare un nuovo Stato ebraico. Tompkins non fa caso alle critiche e continua sulla sua strada, insieme alla seconda moglie Kristine, anche lei ambientalista. Tanto da aver ottenuto non soltanto l'appoggio dei politici più sensibili alla causa "verde" come Guido Girardi, deputato e presidente del Ppd (Partito per la democrazia del Cile). Ma anche ultraconservatori come il miliardario Sebastián Piñera. Ovvero, l'uomo nuovo della destra cilena e probabile candidato alle prossime elezioni presidenziali con il partito Renovación Nacional. A chi gli chiede perché, lui americano, sia andato proprio in Cile a combattere le sue battaglie ecologiche, Tompkins risponde alzando le spalle: "Si tratta di zone molto belle e ad alto impatto emotivo e la bellezza è un valore che sta sparendo in quei luoghi in cui lo sviluppo umano è troppo alto". Il resto è, come sempre nel suo caso, controverso.
Douglas che vuol salvare la Patagonia
Tra Cile e Argentina, business, politica e milionari. Il controverso impegno ecologico di Tompkins, magnate americano convertito alla causa verde
di Gabriella Saba
Gran parte dei cileni lo detesta. Ma sono in molti a credere nelle buone intenzioni di Douglas Tompkins. Quel che si dice un personaggio controverso. Un mecenate innamorato della causa ambientale al punto da avere investito parte del suo patrimonio nell'acquisto di 800mila ettari di terra nella Patagonia cilena e in alcune regioni del Sud e del Nord dell'Argentina. Tutto questo ne fa uno dei più grandi proprietari terrieri del mondo, ma il suo obiettivo è "salvare quelle zone dalla privatizzazione e dal disastro ecologico". Newyorkese, 65 anni, Tompkins divenne ricco circa trent'anni fa, grazie a Esprit e North Face, aziende da lui fondate e poi vendute quando stabilì che la globalizzazione e il consumismo erano "il male oscuro". E che lui voleva diventarne "la soluzione, non più il problema". Una volta acquistate le terre, iniziò dunque a risanarle per poi regalarle, pezzo per pezzo, alle amministrazioni dei parchi nazionali. Fondò due associazioni per la salvaguardia della natura, Conservation Land Trust e Foundation Deep Ecology, trasformandosi in una spina nel fianco di chiunque minacciasse l'integrità naturale della sua patria acquisita. L'ultima battaglia di Tompkins, oggetto di interesse mediatico non solo in Sudamerica, è contro l'impresa energetica spagnola Endesa e il suo progetto Hydroaysén di sfruttamento idroelettrico di una parte della Patagonia cilena, che prevede la costruzione di cinque sbarramenti. Gli ambientalisti hanno lanciato la campagna Patagonia sin represas, appoggiata dall'organizzazione nordamericana Natural Resources Defense Council, il cui presidente è l'avvocato Robert Kennedy, mentre del direttivo fa parte Leonardo DiCaprio. Ma non poteva mancare lo stesso Tompkins, che ultimamente fa di tutto per sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale, partendo proprio dal coinvolgimento del jet set. Per fare un esempio: qualche mese fa ha invitato nelle sue tenute Julia Roberts e consorte, insieme al regista Daniel Moder, facendogli visitare la zona. Moder, che aveva in progetto di girare un documentario sulla Patagonia, pare si sia immediatamente votato alla causa di Tompkins. Ma l'appeal del magnate e quel suo personalissimo carisma si confondono spesso con quella che viene percepita come arroganza. D'altronde, l'impegno di Tompkins ha suscitato negli anni tanti sospetti quante simpatie. Patagonia sin represas y sin Tompkins, recita lo slogan di un nuovo gruppo su Facebook. Tra le molte accuse che vengono mosse al miliardario, quella di avere mandato via i contadini che lavoravano nelle terre che ha comprato in Argentina, utilizzando le minacce e la forza. C'è chi sostiene che il fatto di avere acquistato alcune delle zone più ricche d'acqua del pianeta non sia che un business per controllare quelle risorse. A molti cileni poi non è piaciuto che abbia diviso in due il Sud del Paese, comprando le terre che formano il Parco Pumalin. E c'è chi si spinge addirittura ad accusarlo di volere utilizzare i suoi possedimenti cileno-argentini per ospitare un nuovo Stato ebraico. Tompkins non fa caso alle critiche e continua sulla sua strada, insieme alla seconda moglie Kristine, anche lei ambientalista. Tanto da aver ottenuto non soltanto l'appoggio dei politici più sensibili alla causa "verde" come Guido Girardi, deputato e presidente del Ppd (Partito per la democrazia del Cile). Ma anche ultraconservatori come il miliardario Sebastián Piñera. Ovvero, l'uomo nuovo della destra cilena e probabile candidato alle prossime elezioni presidenziali con il partito Renovación Nacional. A chi gli chiede perché, lui americano, sia andato proprio in Cile a combattere le sue battaglie ecologiche, Tompkins risponde alzando le spalle: "Si tratta di zone molto belle e ad alto impatto emotivo e la bellezza è un valore che sta sparendo in quei luoghi in cui lo sviluppo umano è troppo alto". Il resto è, come sempre nel suo caso, controverso.
3 commenti:
Questo post sottintende una riflessione che mi piacerebbe sviluppare. Che fare coi capitalisti e magnati che, improvvisamente o con più gradualità, decidono di fare i benefattori (per i poveri, per l'ambiente, eccetera)? Un esempio potrebbe essere anche Bill Gates. Certo, c'è sempre in ognuno di noi una faccia indipendente/anarchico/proletaria, più sviluppata in alcuni e quasi assente in altri, che è si ribella e vede in tutto un secondo fine - capisco bene come da sospetti di questo tipo possa uscire lo slogan Patagonia sin represas y sin Tompkins. Ma, d'altro canto, non è forse vero che questi 'grandi' ricchi di mezzi potrebbero essere un alleato importante per chi ha a cuore le sorti del pianeta? Faccio soltanto la domanda, non so dare (darmi) una risposta...
Mi viene in mente un esempio per certi aspetti analogo: lo stesso Al Gore, paladino del clima e degli ambientalisti, potrebbe essere visto da alcuni come un'emanazione di una società che più capitalista e consumista non si può. E allora? Lo rigettiamo, o cerchiamo di farlo radicare sempre più dalla nostra parte?
ci sto riflettendo
ciao... scusa ma volevo soltanto dirti che la "patagonia cilena" non esiste... sono argentina e volevo informarti ce la Patagonia è solo una delle regoni dell'Argentina, quindi dire "Patagonia cilena" è sbagliato. ciao
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