Un programma radicale
Quasi un mese dopo la vittoria elettorale, il programma del nuovo governo norvegese mi è stato spedito per posta elettronica. E mi è sembrato subito molto radicale: in Svezia avrebbe potuto essere una via di mezzo tra il progetto politico del Vänsterparti (Partito della sinistra) e quello del Kpml (Partito comunista dei marxisti-leninisti rivoluzionari). Allora ho chiamato Arne Byrkjelot.
“Stiamo assistendo a una vera e propria rottura con la vecchia politica norvegese”, è stato il suo commento. È vero: si trattava di una svolta radicale. In Svezia, però, la notizia non ha fatto troppo rumore. E non mi spiego perché: davvero non ci interessa sapere che i nostri vicini investono nella democratizzazione del settore pubblico invece di privatizzarlo? Non mi piace la dietrologia, però mi sono fatto un’idea: due decenni di pensiero liberale hanno indotto molte persone, compresi i giornalisti svedesi, a non riconoscere più una politica di sinistra quando se la trovano davanti. Ci siamo abituati al fatto che la politica in fondo non può cambiare e, soprattutto, non in senso progressista e democratico. Eppure in Norvegia le cose sono cambiate. Mentre i politologi svedesi discutevano sulla necessità che i socialdemocratici si spostassero al centro per conquistare il voto moderato, i socialisti norvegesi vincevano le elezioni con un programma davvero di sinistra. Mentre la stampa dipingeva i sindacati svedesi come i responsabili dell’immobilismo del paese, quelli norvegesi si davano da fare per cambiare le cose. Mentre in Svezia i partiti si rivolgevano alla borghesia per trovare nuove idee, in Norvegia la classe operaia dava vita a un’alternativa politica. Il 10 settembre 2007 sono tornato a Trondheim per le ultime elezioni amministrative. Dopo quattro anni di un’incisiva politica progressista, la coalizione di sinistra ha vinto ancora. Il Partito laburista ha raccolto il 43,9 per cento dei voti, contro il 25-30 delle altre città norvegesi: il miglior risultato a Trondheim dal 1971. Poco dopo mezzanotte sono riuscito a intervistare Rita Ottervik, appena confermata sindaco della città. Per prima cosa le ho chiesto come avessero fatto i laburisti a ottenere un successo di tali proporzioni a Trondheim quando nel resto del paese i risultati erano stati
abbastanza deludenti. Non era certo la prima volta che a Rita Ottervik veniva chiesto un parere sulle differenze tra le due anime del Partito laburista norvegese: quella del modello Trondheim e
quella, più moderata, del leader nazionale Jens Stoltenberg. Per l’ennesima volta il sindaco ha
sorriso e ha risposto: “Da queste parti siamo un po’ più rossi”. Sembra impossibile.
Eppure è vero.
L'autore
Aron Etzler è il direttore del settimanale svedese socialista Flamman. Sul successo della sinistra in Norvegia ha scritto un libro, Trondheimsmodellen, uscito nel 2007.
fine
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