No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100715

Depuis qu'Otar est parti


Da quando Otar è partito... - di Julie Bertuccelli 2003


Giudizio sintetico: culto (4,5/5)

Giudizio vernacolare: che bellezza dé


Ovvero, quando il cinema è davvero poesia.

Tblissi, Georgia; tre donne (nonna Eka, mamma Marina e la figlia Ada) tirano avanti come possono, e nella vecchia casa aleggia la presenza del fratello di Marina, Otar (omaggio della regista al suo "maestro" Otar Iosseliani), emigrato in Francia per lavoro, adorato da nonna Eka, che in Francia c'è nata.

Quando Marina e Ada ricevono la notizia che Otar è morto da clandestino lavorando in un cantiere a Parigi, non trovano il coraggio di dirlo a Eka, e mentono inventandosi anche lettere di Otar.


In questo film c'è tutto, anche se pare non ci sia niente; la globalizzazione, il declino dell'impero sovietico, le tre generazioni di donne e il loro diverso modo di porsi rispetto al comunismo, l'assenza degli uomini, la tragedia dell'immigrazione, l'assenza di cose che noi diamo per scontate.

Nonostante ciò, le protagoniste del film (assolutamente straordinarie) ci appaiono troppo più forti di noi, con uno spirito indomabile nella loro diversità.

Alcuni momenti, poi, sono sublimi; quando Eka scopre che Otar è morto e mente, sapendo di mentire, a figlia e nipote, si piange di gioia; quando nell'ultima scena, anche se si intuisce da subito che Ada rimarrà a Parigi, saluta le altre due dal vetro si piange perché è giusto piangere; perché la poesia è bella, ed è giusto sapersi commuovere in sua presenza.

Imperdibile.

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