No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100717

To Livadi Pou Dakrizi


La sorgente del fiume - di Theo Angelopolus 2004


Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: du' palle


Per chi non lo conoscesse, il cinema di Angelopolus è come un punto di incontro tra quello asiatico medio-orientale (campi lunghi, ritmi lenti) e quello balcanico (musica, rituali filmati); ha poco a che spartire sia col cinema europeo (anche se potremmo azzardare per lui la definizione di un Fellini più serioso), tantomeno con quello americano. La visione dei suoi film da soddisfazione all'occhio, ma è faticosissima, vista la durata media (difficilmente meno di 3 ore) e il ritmo (lentissimo, sempre).


Questo suo ultimo lavoro dovrebbe essere la prima parte di una trilogia sul XX secolo; la sorgente del fiume è un luogo immaginario dove i due protagonisti Heleni e Alexis sognano di arrivare; i due sono allevati dalla stessa famiglia ma non sono fratelli (lei viene trovata, sola, durante il loro esodo da Odessa, esodo che li riporta nella natìa Grecia); si amano, lei rimane incinta di lui giovanissima e i due gemelli che partorisce sono dati ad una famiglia benestante. Alla morte della madre, il padre vuole sposare Heleni. I due fuggono, ritrovano i gemelli, vivono di stenti, ma sopravvivono grazie alla solidarietà di gente perbene, poi lui parte per l'America.

Il finale è straziante, il film è triste. L'uso dei campi lunghi e dei piani sequenza rende il ritmo soporifero, come già detto, ma dà un gusto unico al film; le inquadrature e le scene sono quasi tutte capolavori (il padre alla ricerca dei due nel teatro adibito a rifugio per gli sfollati, quella del funerale del padre, e quella della fuga dalla casa di famiglia in barca dopo l'alluvione, con il chierichetto che aspetta sotto la tettoia del ristorante, lasciano sinceramente senza fiato).


Come detto, visione impegnativa ma soddisfacente.

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