No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100711

storie di ordinaria immigrazione


Saimir – di Francesco Munzi 2005

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: l'edu'azzione è 'mportante


Saimir ha 15 anni, è albanese ma vive vicino a Fregene con il padre Edmond, che lo porta con sè quando lavora. Il lavoro di Edmond consiste nel trasportare col suo furgone, altri immigrati albanesi clandestini, da quando sbarcano sulle coste adriatiche fino nei pressi di Roma, e destinarli a lavori al nero.
Saimir soffre di crisi di coscienza, man mano che si rende conto di quello di cui si rende complice; per di più, il rapporto col padre è difficoltoso, la comunicazione ridotta al minimo. Il ragazzo vorrebbe una vita diversa, regolare, al punto che si innamora di una ragazza italiana, Michela.
Ma Saimir sbaglia tutto, forse non rendendosi conto che quel che fa è illegale, e la storia finisce ingloriosamente, lasciando ancor più nella disperazione il giovane immigrato. La sua insofferenza si fa sempre più grande, fino a che una scintilla lo convincerà definitivamente a cambiare la sua situazione in maniera drastica.

Film di debutto del giovane Munzi, che con un taglio da film verità e una fotografia più che realistica, dipinge e illustra l’universo ormai parallelo e definitivo degli immigrati un po’ di tutte le etnie; un sottobosco con il quale l’Italia si deve confrontare giornalmente, e che presenta difficoltà all’apparenza insormontabili, anche da parte degli immigrati. Si veda per esempio, il comportamento di Saimir con Michela. E’ vero che la sceneggiatura tende ad essere "dispersiva", analizzando molte, forse troppe sfaccettature del mondo di Saimir e di chi gli gira intorno, ma, in definitiva, per essere un debutto, il film si rivela scorrevole e interessante.

Fortissime le due scene che precedono la "svolta" di Saimir, soprattutto quella dove suo padre e gli altri malavitosi bevono e parlano del più e del meno mentre, dietro la tenda….

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