Era fuggito dall'Artico in cerca di cibo, la polizia gli ha sparato. Come se non bastasse il riscaldamento
Senza ghiaccio né legge. Morte di un orso
Ucciso in Islanda dopo aver nuotato 300 km
Francesca Marretta
Un'altra storia di immigrazione clandestina finita male. Non riguarda un "barcone" affondato nel Mediterraneo, né l'ennesimo container caricato di carne umana pulsante alla partenza e arrivata gelida a destinazione. Il protagonista della vicenda in questione ce l'aveva fatta a raggiungere la meta. Non era stata un'impresa da poco: "l'irregolare" aveva attraversato un braccio di mare gelido lungo trecento chilometri, un po' a nuoto, un po' affidandosi all'istinto e al favore delle correnti. Spinto dalla fame, il vagante era alla disperata ricerca di un posto migliore in cui campare. Era così arrivato nella civilissima Islanda. Dove è stato condannato a morte senza processo e ucciso con un colpo di fucile appena si è aggrappato a uno scoglio. Ad armare la mano del boia - almeno su queste pagine non ci sono dubbi - è stata la stupidità umana, che viaggia senza passaporto, proprio come i clandestini. La vittima era sprovvista di documenti. Non se ne conosce dunque il nome, né la nazionalità. Si sa solo che pesava duecentocinquanta chili ed era un raro e splendido esemplare di Ursus maritimus, meglio noto come orso polare. L'orso era stato avvistato giovedì mattina da un contadino nella cittadina di Skagafjördur, "emigrato" dalla Groenlandia o da una piattaforma di ghiaccio alla deriva nell'Artico. La polizia, allertata sulla presenza dell'animale, che normalmente si nutre di foche, ma può essere pericoloso, a distanza ravvicinata, per l'uomo, è arrivata sul posto. Ma anziché chiudere al transito la zona in cui si aggirava l'orso e narcotizzare l'animale per rispedirlo tra i ghiacci, lontano da luoghi abitati, ha optato, dopo una consultazione con il ministro dell'Ambiente islandese Thorunn Sveinbjarnardottir, per l'abbattimento. Le autorità islandesi sostengono che era necessario uccidere l'orso perché il tranquillante necessario a sedare l'animale non sarebbe stato disponibile per almeno ventiquattr'ore. E data le condizioni atmosferiche, caratterizzate da una forte nebbia, sarebbe stato troppo rischioso lasciare l'orso nella zona. Questa versione è stata smentita da un veterinario della città di Blönduò, Egill Steingrímsson, che era in possesso del medicinale necessario a sedare l'animale. «Il narcotico avrebbe potuto giungere sul posto in aereo in un ora», ha dichiarato il veterinario, amareggiato per la decisione della polizia di ucciderlo. Un sentimento condiviso da ambientalisti e amanti degli animali. L'ultima volta che un orso polare è stato avvistato in Islanda era il 1993. Anche in quel caso l'animale fu ucciso. L'indignazione suscitata dalla decisione di uccidere un animale che il mese scorso è stato inserito dagli Stati Uniti nella lista degli animali in via di estinzione (ma il Governo americano non ha incluso il riscaldamento globale tra le cause che ne minacciano la sopravvivenza), ha spinto il ministro dell'Ambiente islandese, su cui ricade in pieno la responsabilità politica per l'uccisione dell'orso, a dichiarare che sarà svolta un'indagine sulla vicenda, in modo da evitare in futuro l'ipotesi dell'abbattimento di altri orsi che riescono a raggiungere il paese. Per questo appena ucciso, pazienza. Ma grazie al cambiamento climatico per la polizia islandese si potrebbe presentare a breve una chance di "redenzione". Secondo il quotidiano britannico The Guardian , se nell'Artico i ghiacci continuano a sciogliersi, i fiordi occidentali islandesi risultano, in controtendenza, ispessiti dai forti venti gelidi che spirano dalla Groenlandia. Sulla via del ghiaccio che fluttua dopo essersi staccato dalla calotta, l'ignaro orso polare può raggiungere più facilmente l'Islanda. Gli orsi polari vivono tra i ghiacci dell'Artico e ne dipendono completamente. A causa dell'innalzamento della temperatura media terrestre potrebbero essere i primi mammiferi a perdere del tutto il proprio habitat naturale. Per adesso ce ne sono in circolazione sul pianeta circa 25mila. Nell'estate del 2007 la calotta polare artica ha fatto registrare il record minimo di estensione, perdendo oltre un milione di chilometri quadrati rispetto al 2005, un'area pari a sei volte la California. Se il surriscaldamento terrestre continuerà al ritmo attuale, i ghiacci che ricoprono i mari dell'Artico potrebbero scomparire a partire dalle estati degli anni Trenta di questo secondo millennio. Con loro scomparirebbe anche l'orso polare. Per questo l'abbattimento di un esemplare di orso bianco in Islanda sembra un crimine ingiustificabile.
Da Liberazione di sabato 7 giugno 2008
1 commento:
L'estensione dei ghiacci artici viene monitorata da satellite, ha un massimo (circa 14 milioni di chilometri quadrati) in febbraio-marzo e un minimo (normalmente intorno a 6 milioni) alla metà di settembre. Il problema è che, con buona probabilità a causa del global warming, a fine estate 2007 il minimo è sceso a soli 4 milioni. E chissà cosa succederà quest'anno (perché il ghiaccio riformatosi nell'inverno è comunque più sottile e quindi scioglie con maggiore facilità)...
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