No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080618

la bomba petrolifera 9


parte 8

AFRICA
L’Africa soffre più di tutti per la crisi petrolifera e la conseguente impennata dei prezzi dei generi alimentari. I governi, già sotto pressione a causa delle proteste per il cibo (che in alcuni casi, come in Mozambico, sono sfociate in violenti scontri) si trovano ad affrontare un nuovo problema. In Sudafrica il governo ha annunciato un aumento del 5 per cento del prezzo della benzina. Il costo della benzina è aumentato del 33 per cento in un anno, mentre quello del gasolio, usato soprattutto nell’agricoltura e nell’industria, è cresciuto del 49 per cento. Questo aumento dei prezzi rischia di avere ripercussioni negative sulle ong che lavorano in paesi come l’Etiopia, dove è dificile rifornirsi di carburante. La Croce Rossa ha annunciato che l’aumento del costo del petrolio e dei generi alimentari comporterà una spesa di gran lunga superiore allo scorso anno per mantenere lo stesso livello di aiuti.

MEDIO ORIENTE
Mentre i principali importatori chiedono ai grandi produttori come l’Arabia Saudita di aumentare nettamente l’offerta di greggio sul mercato mondiale, in Egitto il prezzo della benzina è cresciuto
del 40 per cento in un anno. Lo Yemen è scosso dalla rivolta del sud, regione in cui vive un quinto della popolazione ma che produce l’80 per cento del petrolio del paese. A Gaza, dove la carenza di carburante è tra i principali elementi di tensione, palestinesi hanno dovuto mettere l’olio d’oliva al posto del gasolio nei serbatoi delle auto. L’Iran è particolarmente vulnerabile agli aumenti del prezzo del carburante perché, pur essendo il secondo produttore di petrolio al mondo, deve
importare circa il 40 per cento del suo fabbisogno di benzina perché non ha impianti di raffinazione. Dopo le proteste per gli aumenti dello scorso anno è stato imposto un razionamento che è ancora in vigore a Teheran e nelle principali città iraniane.

AUSTRALIA
Mentre il nuovo governo di Kevin Rudd cerca di contenere l’ondata di malcontento per i prezzi alle pompe di benzina, la linea aerea Qantas ha annunciato tagli al personale, congelamento degli stipendi dei dirigenti e chiusura di alcune tratte interne in zone rurali.

ARTICO
Con la minaccia di un imminente esaurimento delle riserve globali, i paesi più affamati di energia si sono gettati freneticamente alla ricerca di nuove fonti nelle aree più inaccessibili del pianeta. Il 28 maggio le cinque potenze che si affacciano sull’Artico (Canada, Danimarca, Norvegia, Russia e Stati Uniti) si sono riunite per due giorni in Groenlandia per discutere la sovranità sulle acque del mar glaciale Artico. Il summit è un primo tentativo di mettere fine alle dispute tra le varie nazioni per le presunte ricchezze naturali dell’Artico. Gli esperti sostengono che l’area potrebbe
ospitare un quarto delle riserve mondiali ancora non sfruttate di idrocarburi. Ad agosto la Russia aveva alzato la posta piantando la sua bandiera sul polo nord. Al summit del 28 maggio i cinque paesi hanno deciso di chiedere alle Nazioni Unite di risolvere la questione delle rivendicazioni territoriali sull’area. I gruppi ambientalisti, che non sono stati invitati a partecipare all’incontro,
temono che sia cominciata una nuova corsa al continente Artico, e sono preoccupati che le future esplorazioni possano danneggiare il delicato ecosistema della regione. A questo scopo invocano un trattato simile a quello attualmente in vigore per l’Antartide, in cui sono vietate tutte le attività militari e di sfruttamento minerario.

fine articolo, continua reportage

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