No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080613

la bomba petrolifera 4


parte 3

LA BOMBA PETROLIFERA

Pescatori e camionisti scioperano, gli americani lasciano l’auto in garage, le compagnie aeree tagliano i voli. Il greggio a 200 dollari sarà una rivoluzione

Rana Foroohar, Newsweek, USA

L'America è a una svolta. Con il prezzo della benzina a un dollaro al litro, gli statunitensi hanno cominciato a mettere un freno allo spreco di energia: usano di più i mezzi pubblici, comprano meno veicoli di grossa cilindrata e vedono crollare le loro granitiche certezze di consumatori. Insomma, hanno modificato di colpo le loro abitudini. Questa novità potrebbe avere ripercussioni in tutto il mondo. Gli europei, che sono più sensibili alle questioni ambientali, sono anche protetti da una valuta più forte. Quanto agli asiatici, a difenderli dall’impennata dei prezzi del petrolio ci sono i sussidi statali, che limitano i rincari per i consumatori. Ma se i prezzi continuano ad aumentare – e se la diga dei sussidi cede – la rivoluzione energetica si diffonderà a macchia d’olio. “Siamo sopravvissuti al petrolio a 80 dollari al barile, ma non significa che sopravvivremo anche al petrolio a 200 dollari al barile”, osserva Daniel Yergin, autore di The prize: the epic quest for oil, money and power. “Se questa soglia verrà superata, le conseguenze saranno enormi”. Un anno fa nessuno immaginava che il petrolio potesse raggiungere i 200 dollari al barile. Tra il 1999 e il 2007 il prezzo del greggio è passato da 10 a 95 dollari senza rallentare la crescita economica mondiale, perché i mercati erano convinti che l’impennata fosse alimentata essenzialmente dall’aumento della domanda, in particolare cinese e indiana. Qualcuno si preoccupava della scarsità di petrolio, ma niente di paragonabile agli sconvolgimenti provocati dalla stretta imposta dall’Opec negli anni settanta. Poi, via via che il prezzo al barile è aumentato, le previsioni sono diventate più fosche. I mercati hanno cominciato a temere non solo che la domanda a lungo termine continuasse ad aumentare, ma anche che i fattori di rischio – l’intensificarsi dei conflitti, il calo degli investimenti e le stime al ribasso delle riserve dei principali paesi produttori – non fossero destinati a sparire. Oggi molti prendono sul serio l’ipotesi che il prezzo possa raggiungere i 200 dollari a barile e che sia in arrivo una nuova crisi simile a quella degli anni settanta. La Goldman Sachs ha avvertito che la soglia dei 200 dollari al barile potrebbe essere raggiunta in un lasso di tempo compreso tra i sei e i ventiquattro mesi. È un periodo troppo breve per stare tranquilli, perfino per chi pensa che l’aumento dei prezzi possa avere effetti positivi sul risparmio energetico e sulla lotta al riscaldamento globale.

continua

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