Nick Cave & The Bad Seeds, 30 maggio 2008, Sesto Fiorentino (FI), Villa Solaria
Arriviamo al secondo pezzo (nonostante siano appena le 21,20) Dig!!! Lazarus, Dig!!!, perdendoci Night Of The Lotus Eaters e il tipo che ha fatto da supporto, che un'amica mi racconta dimenticabile. Serata storta, ingorgo colossale fuori Firenze e traffico bloccato per un'ora, parcheggio lontanissimo e pioggia imminente. Una serata adatta al Nick Cave pessimista e nichilista, non quello attuale: un sopravvissuto felice di esserlo e pieno di energia a 51 anni.
Pubblico abbastanza numeroso, Villa Solaria senza poltroncine con una "pavimentazione" fangosa che fa un po' Woodstock, palco messo di sbieco, almeno mi pare, rispetto agli anni scorsi. Con me un collega col quale ho visto Cave per la prima volta, nel lontano (ormai) 1994, un memorabile concerto al teatro Gran Guardia in Livorno, pensate un po'. Ci divertiamo a "marcare le differenze" tra quel Nick Cave e quello di stasera. Ci appare immediatamente in grande forma, lucido, nervoso quanto basta fisicamente, scattante e reattivo, voglioso di "darsi" al pubblico con grande trasporto. Non ha bisogno di guidare la band, ormai suonano a memoria, lui è molto "rock" nell'atteggiamento (a fine concerto in maglietta nera semi-aderente, microfono in mano, in punta di palco a prendersi la pioggia insieme al pubblico, è l'essenza del rock), ma non perde una stilla della sua classe che non è solo rock.
I pezzi del disco nuovo rendono piuttosto bene dal vivo, anche se appaiono pop se confrontati con i grandi classici. Le due già citate, Today's Lesson, Midnight Man (la mia preferita, anche live, leggere qui per credere), Lie Down Here (And Be My Girl), Moonland, We Call Upon The Author, More News From Nowhere, Jesus Of The Moon, niente possono dinnanzi a versioni super di Tupelo, The Mercy Seat, Deanna, Papa Won't Leave You Henry, addirittura Hard On For Love da archivio, estratta da Your Funeral, My Trial, o la conclusiva, diabolica, Stagger Lee. Ci sono anche momenti intensi e perfino introspettivi, com'è giusto che sia, con Red Right Hand, Let Love In, una delle mie preferite in assoluto The Ship Song (come vi dicevo qui), e una Into My Arms riarrangiata lievemente, ma pur sempre una splendida canzone di amore, dolore, passione e devozione. Per citare tutta la scaletta, Get Ready For Love è devastante e The Lyre Of Orpheus spacca per ruvidità. In totale sono due ore abbondanti.
Nick Cave è quindi come il vino buono, per cui chissà per quanto altro tempo ancora sarà piacevole assistere ad un suo live. Ce ne andiamo bagnati e contenti.
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Foto da
2 commenti:
non so perchè,ma chiuderei con un la lalallalala,lalallalala la...
grazie,per un'attimo mi sono sentito anch'io al concerto.
punkow
:))
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