No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080615

visti da dentro


da Internazionale nr.747


TRIESTE
Le ciliegie di Ivan
LAILA WADIA


Eravamo un bel gruppo di amici, sia stranieri sia italiani, iscritti all’università di Trieste. Spensierati e senza pregiudizi, ci frequentavamo dopo le lezioni, andavamo insieme a mensa e stavamo seduti a chiacchierare per ore sul prato davanti alla casa dello studente. Eravamo giovani e distratti: nessuno si era accorto che di solito Ivan si univa a noi dopo i pasti o dopo il caffè al bar. Né avevamo fatto caso al suo abbigliamento sempre uguale, camicia bianca e jeans, quasi fosse una divisa. Un giorno abbiamo deciso di fargli una sorpresa. Ivan era tornato a casa in Croazia tra la fine delle lezioni e l’inizio degli esami e volevamo andarlo a trovare a Rovigno, sulla costa istriana. Ci ha accolti con un sorriso, senza riuscire a nascondere del tutto il suo disagio. La casa era semplice, un po’ malandata. La dispensa e perfino il barattolo di caffè erano vuoti. Abbiamo ribadito più volte di essere sazi, ma Ivan, deciso a escogitare qualcosa in nome dell’ospitalità croata, a un certo punto è scomparso. L’abbiamo trovato in cima a una scala, che raccoglieva ciliegie in giardino. Ivan era orfano di padre. Sua madre faceva la donna di servizio a Trieste – due ore di pullman all’andata e due al ritorno – pur di dare un futuro migliore all’unico figlio. Questo pensiero amaro, però, non ha tolto nulla al sapore meraviglioso di quelle ciliegie, addolcite dalla generosità tipica dei poveri. Inutile dire che Ivan ha conseguito la laurea in ingegneria in tempi record, mentre la maggior parte di noi è finita fuori corso o ha abbandonato gli studi. Vent’anni dopo, ho incontrato per caso alcuni vecchi compagni di università. Insieme, abbiamo deciso di fare di nuovo visita a Ivan. Lungo il tragitto mi chiedevo se avrei ritrovato l’amico di una volta. Ora Ivan ha messo su un’azienda, abita in una lussuosa villa nei pressi di Udine, ha diverse macchine di grossa cilindrata. È una persona arrivata, insomma. Ivan ci accoglie con la bella moglie friulana in tuta firmata e la mamma croata tutta ingioiellata. La tavola è imbandita con ogni ben di dio. Poi Ivan si allontana scusandosi. Lo troviamo in cima a una scala in giardino. “Per non dimenticare”, dice con un sorriso, porgendoci una bacinella di ciliegie appena raccolte. Aggiunge che l’albero è proprio lo stesso, lo ha portato via quando ha deciso di trasferirsi in Friuli. Mentre addento le meravigliose sfere rosse, non posso fare a meno di paragonare l’albero di Ivan a tutte le persone che resistono allo sradicamento e innestano la loro antica dolcezza nel paese dove decidono di andare a vivere.


LAILA WADIA è nata nel 1966 a Bombay, in India, e vive a Trieste da vent’anni. Ha scritto Il burattinaio e altre storie extraitaliane (Cosmo Iannone editore 2004).
Non so a voi, a me questo raccontino ha fatto piangere.

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