No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080630

conseguenze


Ci credete? Facendo una ricerca ho scoperto che sul blog non c'è la mia recensione di uno dei film più belli degli ultimi anni. Eccola.


Le conseguenze dell'amore - di Paolo Sorrentino 2004


Giudizio sintetico: imperdibile


Titta Di Girolamo è un tipo serio, taciturno, sembra un aristocratico d'altri tempi. Vive da 10 anni in Svizzera, dove una o due volte alla settimana una misteriosa signora gli porta una valigia piena di soldi, che lui trasferisce in banca, esigendo che vengano contati a mano dagli impiegati e non dalle macchinette contasoldi; ha un fratello che è il suo esatto contrario e una famiglia con la quale interagisce per telefono, ma che in pratica lo ha disconosciuto; si fa di eroina da oltre 20 anni, una volta alla settimana, sempre lo stesso giorno (il mercoledì) alla stessa ora (le 10 di mattina); una volta l'anno, si fa il ricambio completo del sangue. Improvvisamente, decide di fare "la cosa più pericolosa di tutta la sua vita", e si innamora perdutamente della cameriera del bar dell'albergo dove vive.


Paolo Sorrentino, dopo l'esordio intrigante del 2001 con "L'uomo in più", torna e ci spiazza con un film assolutamente inusuale e rischioso. Spietato con la mafia (che sembra in secondo piano, ma non lo è), il regista ci affascina fin dalla sequenza di apertura (già da sola vale il prezzo del biglietto), poi dipinge il personaggio principale (Toni Servillo, ormai il suo attore-feticcio, perfetto ad esprimersi col corpo e soprattutto con la faccia, praticamente impeccabile in questo film) che si esprime principalmente con la voce fuori campo (aborrita dai puristi), e con brevi e laconiche frasi ("sei contento di vedermi?" domanda il fratello "quando riparti?" risponde lui) che fanno sembrare le sequenze una serie di scene madri.

Detto anche della debuttante Olivia Magnani, la cameriera, due occhi indimenticabili (anche se voce e dizione lasciano a desiderare, forse una delle poche note stonate del film, a voler fare i pignoli), come non menzionare la colonna sonora (Lali Puna, Mogwai, Ornella Vanoni : semplicemente geniale!) e la tecnica del regista (due scene da segnalare su tutte, insieme alla già citata sequenza d'apertura : il buco col quale il protagonista fa il suo unico "strappo alla regola", con la macchina che lambisce l'intera figura di Titta, arrestandosi sul suo primo piano a testa in giù, e il piano sequenza col quale Titta viene accompagnato davanti al Boss quasi nel finale).


Il film è costruito su una serie innumerevole di scene, con una prima parte che è, incredibile a dirsi, fortemente asettica e distaccata con frequenti momenti di ilarità sarcastica; tutto questo contribuisce a dare l'idea di come si senta dentro il protagonista, svuotato da qualsiasi tipo di emozione. Si crea così anche nello spettatore una sorta di anestesia, la quale rende quasi insensibili davanti al sacrificio finale, dopo che il protagonista abbandona frettolosamente la speranza (troppo grande lo sbalzo tra l'assenza di sentimenti e l'arrivo improvviso del sentimento per eccellenza).


Quando però l'anestesia termina, il sacrificio di Titta ci insegue ben oltre l'uscita dal cinema, invitandoci a riflettere su quanto devastanti possano essere, appunto, le conseguenze dell'amore.

2 commenti:

monty ha detto...

onestamente tra questo e "l'uomo
in più" non so quale scegliere.
grandissimo cinema.

jumbolo ha detto...

guarda, la butto lì. le conseguenze è molto bello anche sul piano estetico, inquadrature e scenari, soprattutto nella prima parte. forse è la cosa che manca un pochino a l'uomo in più.
forse.