No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080617

la bomba petrolifera 8


parte 7

Il giro del mondo della crisi energetica
Da Londra a Johannesburg, da Gaza a New York, da Teheran all’Artico: l’aumento del prezzo dei carburanti sconvolge la vita dei cinque continenti
A. McSmith, J. Taylor e N. Morris, The Independent, Gran Bretagna

EUROPA
In Gran Bretagna c’è stata una settimana di sciopero degli autotrasportatori e nuovi rincari per i voli aerei. I cittadini britannici colpiti dalla “povertà da petrolio” (cioè quelli che spendono almeno il 10 per cento del loro reddito per l’energia) sono ormai quattro milioni. A Londra e in Galles gli autotrasportatori hanno bloccato le strade, chiedendo la revoca di un aumento delle tasse sulla benzina e un rimborso per gli “utenti primari”. Il primo ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker ha invitato i governi europei a non cedere alla tentazione di usare la leva fiscale per mitigare l’impatto del rincaro del petrolio. Era l’ultima cosa che il presidente francese Nicolas Sarkozy voleva sentirsi dire, dopo una settimana di manifestazioni in cui camionisti e pescatori hanno occupato le autostrade e paralizzato i porti. Nei Paesi Bassi le proteste hanno provocato
meno disagi ma hanno fatto più rumore: il 29 maggio gli autotrasportatori hanno suonato tutti insieme il clacson per protestare contro il prezzo del gasolio. In Bulgaria camionisti e conducenti
d’autobus hanno organizzato una manifestazione congiunta. I pescatori di tutta Europa hanno
scioperato per un giorno, bloccando i porti. La manifestazione più importante si è svolta in Spagna, dove diecimila pescatori spagnoli e portoghesi hanno sfilato per le strade di Madrid. Intanto la compagnia danese Dfds Seaways ha deciso di sopprimere la linea del traghetto
che collega Newcastle, in Gran Bretagna, alla Scandinavia, perché era in perdita.

STATI UNITI
La crisi petrolifera sta convincendo gli americani a lasciare la macchina in garage. Secondo il dipartimento dei trasporti, nel mese di marzo gli automobilisti hanno percorso 17 miliardi di chilometri in meno rispetto al 2007. Quest’anno il consumo di gas scenderà di 190mila barili al giorno, quello di benzina di 330mila barili. Una buona notizia per l’ambiente: nel primo trimestre del 2008 le emissioni di gas serra negli Stati Uniti sono scese di nove tonnellate. Le compagnie assicurative, nel frattempo, registrano un netto calo degli incidenti stradali. Un numero crescente di datori di lavoro sta offrendo la possibilità di prolungare l’orario di lavoro e ridurre le presenze settimanali, in modo da diminuire gli spostamenti. È allo studio un piano che consentirebbe ai dipendenti pubblici di Long Island di lavorare dieci ore al giorno per quattro giorni invece che otto ore per cinque giorni. Il provvedimento farebbe risparmiare più di trenta barili di petrolio al giorno. Le compagnie aeree, che stentano a raggiungere il pareggio, preferiscono non aumentare i prezzi dei biglietti e introdurre delle tariffe sui bagagli.

AMERICA LATINA
Grazie alla presenza di alcuni tra i principali paesi produttori di petrolio e a governi di sinistra che sostengono i consumi di petrolio con forti sussidi, finora il Sudamerica sembra essere riuscito ad
affrontare la crisi meglio degli altri. In Venezuela l’impennata dei prezzi è stata una manna per le casse dello stato. In Brasile, il principale produttore mondiale di etanolo, i biocarburanti coprono
oggi più della metà del fabbisogno energetico destinato ai trasporti. Ma i prezzi dei generi alimentari (soprattutto in Centramerica) stanno schizzando alle stelle a causa della terra sottratta alla produzione alimentare e destinata a quella di carburante.

ASIA
Un’ondata di proteste ha travolto l’Indonesia dopo che il governo ha deciso di eliminare i sussidi sul carburante, provocando in un solo giorno un rialzo dei prezzi del 30 per cento. Pur essendo il
più grande paese produttore di petrolio del sudest asiatico, l’Indonesia fatica a far fronte alla domanda interna a causa dell’invecchiamento dei pozzi e al calo degli investimenti. Jakarta ha annunciato la sua uscita dall’Opec perché insoddisfatta del modo in cui il cartello internazionale del petrolio sta affrontando la crisi. In Malesia il governo ha imposto ai distributori di non vendere più benzina alle automobili registrate a Singapore. Molti residenti di Singapore, infatti, attraversano il confine per risparmiare sul prezzo del carburante. Le compagnie aeree tagliano i voli e aumentano i prezzi dei biglietti. La Cathay Pacific (Hong Kong) e la China Airlines (Taiwan) hanno annunciato un ridimensionamento di alcune tratte, mentre la Korean Air ha previsto entro l’estate un taglio temporaneo dei voli su dodici rotte internazionali. Tre grandi città cinesi hanno deciso un razionamento del gasolio.

continua

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