Checkpoint - di Nicholson Baker
Jay e Ben sono amici. Jay "convoca" Ben a Washington, in una stanza di hotel dove, apparentemente, sta vivendo; sta passando un brutto periodo, dopo il divorzio anche la sua ultima ragazza lo ha lasciato, e vede pochissimo i suoi figli. Inoltre, ha lasciato il suo lavoro da insegnante per fare lavori saltuari e piuttosto faticosi. Ma non è questo il punto: Jay vuole comunicare al suo amico Ben che ha deciso. Per il bene dell'umanità, ormai totalmente indignato per l'operato dell'amministrazione di George W. Bush (primo mandato), Jay ha deciso di uccidere il Presidente degli Stati Uniti d'America.
Come giustamente puntualizza Wikipedia, Baker è uno scrittore che usa ottimamente la stream of consciousness, e la usa anche con i dialoghi, anzichè con i pensieri. E' il caso di questo libro, come lo fu con il primo suo libro tradotto in italiano, Vox, e anche in quel caso si trattava di un diaologo (una telefonata, per la precisione) ininterrotto per tutta la durata delle 100 e passa pagine. Visto l'argomento, sarebbe stato interessante leggere questo libro all'epoca, e figurarsi l'epica delusione di tutti quegli americani che pressappoco la pensavano come i due protagonisti (anche se, va detto, Ben cerca di convincere l'amico Jay a desistere dal progetto, seppur disapprovando completamente l'operato di Bush) all'indomani della rielezione per il secondo mandato.
Nonostante il pessimo (mio) tempismo, rimane interessante la descrizione di Baker dell'americano medio, dove per medio si deve intendere persona con una discreta istruzione (Jay e Ben sono entrambi professori) e capaci di ragionamenti complessi.
Niente di eccezionale, ma scorrevole, breve e pure divertente. Baker ha scritto cose più geniali, ma rimane un autore apprezzabile.
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