Donnie Darko – di Richard Kelly 2001
Giudizio sintetico: da vedere
Donnie è un adolescente americano, abita in provincia (Middlesex), ha una bella famiglia, ma ha un passato da teppista e un presente in analisi come schizo-paranoico. La verità è che è solo. Una notte viene svegliato da Frank, un personaggio strano con un costume da coniglio gigante, che lo invita a seguirlo, gli comunica che il mondo finirà tra 28 giorni, e lo salva da un incidente tanto inusuale quanto mortale: un motore di un Boeing cade dritto nella sua cameretta. Donnie è sveglio quanto disturbato, sensibile quanto schizoide; Coniglio Frank gli appare sempre più spesso e gli indica cose da fare, cose che hanno sempre conseguenze enormi, ma che si rivelano per lo più positive per lui; tra l’altro, come conseguenza di una delle sue azioni, conosce Gretchen, una ragazza con dei problemi familiari; nasce tra loro un sentimento delicato, che porterà, nel momento del pericolo, alla risoluzione di tutti i misteri con la forza della disperazione.
Come per tutti i film troppo strombazzati, bisognerebbe non farsi influenzare né nel bene, né nel male; la campagna pubblicitaria per “Donnie Darko” mi ha ricordato, per imponenza e supponenza, quella per “The Passion”; come in quella occasione, ho cercato di pormi alla visione col massimo equilibrio possibile : il risultato è stato soddisfacente.
Il film è girato con maestria, nonostante sia un debutto; è interessante perché non è un teen-movie, non è un college-movie, non è un horror, non è una commedia romantica, non è un polpettone, non è un film sulla teoria del complotto, non è un film di guerra e nemmeno sull’apocalisse, tutto questo nonostante sia un film statunitense, per di più fotografato come un classico film americano. E’ un film strano, con una sceneggiatura che spiazza continuamente, ma che ritrova un suo filo logico nell’epilogo, è un film “circolare” e per questo ci soddisfa. Mi piace ricordare l’uso di una delle canzoni più belle dei Joy Division, “Love Will Tear Us Apart”, nella scena in cui Donnie e Gretchen fanno l’amore per la prima (e forse unica) volta; la scena non sarà granché, ma chi conosce almeno il significato del titolo del pezzo, quando vedrà la fine del film, non potrà non rimanerne toccato. Questo è solo un esempio.
Voglio continuare questo assurdo paragone con “The Passion”, nonostante trovi giusto, come è stato fatto da molti, accomunare questo film con le cose di David Lynch, anche se lo stile è nettamente diverso, l’ambientazione provinciale americana, il mistero, la non chiarezza delle cose dà ragione di pensarlo; Coniglio Frank, esista o no, è un’entità superiore. Fantasma, Dio o Demonio? Giudicherà, a suo piacimento, lo spettatore. Ed è rivoluzionario e moralizzatore al contempo, come le azioni coatte di Donnie, e le loro conseguenze.
Cast ben diretto e amalgamato; per non fare i soliti nomi, ricorderò con piacere le espressioni un po’ plastificate ma sintomatiche di Mary McDonnell, nei panni della madre di Donnie, indimenticata Alzata con pugno di “Balla coi lupi”. Un film denso, un regista che potrebbe rimpiazzare Kevin Smith nei cuori dei suoi orfani, che ancora piangono la sua scomparsa dopo “Jersey Girl”.
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