Questione di cuore - di Francesca Archibugi 2009
Giudizio sintetico: si può vedere
Angelo e Alberto sono due persone diversissime. Alberto viene dal nord Italia, ma vive a Roma, stregato da amore ed odio per la capitale, fa lo sceneggiatore, vive con la fidanzata Carla, con la quale ha un rapporto conflittuale, tanto è vero che vive corteggiando continuamente altre donne, è una persona inquieta. Angelo è un romano verace, del Pigneto, carrozziere specializzato in auto d'epoca, un bell'uomo innamoratissimo della moglie, Rossana, anche lei bella seppure incinta per la terza volta, e della famiglia, la madre e i due figli Perla, adolescente irrequieta, e Airton, bambino sveglio, intelligente e curioso. I cuori di Angelo e Alberto, fino ad allora sconosciuti tra di loro, fanno le bizze pressappoco nello stesso momento: si ritrovano accanto di letto in terapia sub-intensiva. Pazienti 11 e 12. Nasce immediatamente un'amicizia travolgente e intensa, che ha uno stop dopo le dimissioni dei due, forse solo per la paura del fraintendimento da parte degli altri. Invece, i due uomini capiscono di non poter fare a meno l'uno dell'altro, destabilizzando leggermente la famiglia di Angelo e compromettendo il rapporto di Alberto con Carla.
Stranamente, Alberto a livello di salute si riprende benissimo, mentre al contrario il cuore di Angelo non ne vuol sapere di funzionare bene. Vista la vicinanza anche proprio fisica dei due, Angelo, che è un tipo che pensa molto al futuro, al contrario di Alberto, comincia a progettare un piano "risolutore"...
Francesca Archibugi è una valida regista, con un tocco delicato, come si vede dalla sua filmografia (ricordo sempre con piacere Verso sera, Il grande cocomero, L'albero delle pere), anche se l'ultima prova prima di questo Questione di cuore, Lezioni di volo, ci era apparsa leggermente appannata. Tratto dal libro di Umberto Contarello Una questione di cuore, ma scritto dalla stessa Archibugi con la collaborazione di Guido Iuculiano, nonostante Contarello sia un espertissimo sceneggiatore, il film è interessante, divertente e amaro al tempo stesso, ben recitato, anche se non esente da difetti.
Un paio, almeno, di grandi temi affrontati dalla Archibugi; molto ben sviluppato e risolto il tema dell'amicizia maschile. Un po' "buttato lì" e irrisolto il tema della "moralità" italiana, con l'improvviso arrivo "in scena" della Guardia di Finanza. Affrontato timidamente quello della solidarietà nell'ambiente cinematografico, come pure quello del melting pot, che si intravede nelle scene del Pigneto di notte. Assolutamente privo di originalità, infine, il tema portante della seconda parte del film: mi sono stupito che nessun recensore abbia fatto notare che il "piano" di Angelo è identico a quello del protagonista di Dopo il matrimonio di Susanne Bier, regista che, tra l'altro, ha fatto di questo tema la colonna portante delle sue storie cinematografiche. C'è da dire inoltre che qui le intenzioni di Angelo escono allo scoperto in maniera piuttosto evidente, al contrario di quelle di Jorgen, nel caso del film citato poc'anzi, della Bier.
Detto ciò, il film è comunque piuttosto godibile, ha un ritmo discreto, buone battute e bei momenti. Bella nonostante sia angosciante la partenza, con Alberto che si auto-diagnostica l'infarto e si ricovera "di forza", e le risate a crepapelle dei due protagonisti a letto insieme nella seconda parte. Antonio Albanese (Alberto) conferma la teoria per la quale quando è agli ordini di un regista che non sia lui stesso, al cinema fa faville, e, in un ideale sfida con l'altro protagonista, Kim Rossi Stuart (Angelo), stravince a mani basse, disegnando un personaggio quasi indimenticabile. Brava, ed è una conferma, Micaela Ramazzotti (Rossana), che aspettiamo di vedere in ruoli un po' diversificati da quelli visti e a lei affidati fino ad ora. Curiosamente come in Generazione 1000 euro, sugli schermi nello stesso periodo, troviamo Paolo Villaggio in un cameo e Francesca Inaudi (Carla) in un ruolo minore, ma non meno importante. Apparizioni per Stefania Sandrelli, Paolo Virzì, Paolo Sorrentino, Daniele Luchetti e Carlo Verdone (quest'ultimo che va oltre l'apparizione e regala un minuto sfiziosissimo) nei panni di loro stessi, in visita ad Alberto all'ospedale.
Non perfetto, non impeccabile, ma comunque apprezzabile.
1 commento:
io i suoi film li devo tipo vedere tutti, mi incuriosisce e poi amo la musica di suo marito, che fa le colonne sonore (anche questa, so): Battista Lena. Uno che se fosse nato altrove.... vabbè... lo sappiamo.
volevo dire questo.
mau
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