La mia vita a Garden State - di Zach Braff 2005
Giudizio sintetico: si può vedere
Andrew è una persona completamente atarassica (come lui stesso si definirà verso la fine del film): vive a Los Angeles, è aspirante attore, fa particine di merda ma soprattutto lavora come camieriere in un ristorante vietnamita dove viene schiavizzato, come gli altri, dal padrone. Viene richiamato nella natale Garden State, nel verde e umido New Jersey, dalla morte della madre. Sono quasi 10 anni che Andrew manca da casa, e il funerale diventa l'occasione per rivedere i vecchi amici, la famiglia, ma soprattutto, suo padre. Quei quattro giorni a Garden State gli cambieranno la vita.
Secondo film da regista e sceneggiatore per Braff, dopo l'invisibile Lionel on a Sunday del 1997, famosissimo anche da noi per essere il protagonista sfigato della fortunata serie tv Scrubs (della quale ha diretto anche alcuni episodi). Film apprezzabile, buona realizzazione e fotografia, buoni gli intenti, anche se "estrinsecati" con dialoghi densi di luoghi comuni, e francamente piuttosto pesanti. Si affronta la piaga, soprattutto statunitense, dell'abuso di farmaci (la ragione dell'atarassia del protagonista), e delle "cose" non dette. Buono lo sviluppo e soprattutto la spiegazione dei particolari del passato, svolto senza fare uso di voce fuori campo né di flashback, ruffiano l'uso della colonna sonora nelle scene considerate "madri", molto MTV, sdolcinato il finale. Come detto, apprezziamo le intenzioni, probabilmente c'è da lavorare un po' sopra al resto. Natalie Portman da morsi, gli altri nella norma, compreso Braff, che secondo me ha sempre la stessa faccia da tonto (probabilmente per questa parte era adatta).
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