No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090920

rock history


Anvil! The Story of Anvil - di Sacha Gervasi 2008


Giudizio sintetico: da vedere assolutamente!


Gli Anvil furono una band seminale dell'ondata heavy metal che travolse il mondo della musica nei primi anni '80. A differenza di molte band nate e "sbocciate" in quell'epoca, non ebbero un grande successo, nonostante siano citati come ispirazione, e la loro padronanza tecnica sia riconosciuta da molti addetti ai lavori. Il documentario di Gervasi inizia con delle spettacolari riprese di un festival in Giappone nel 1984, nominando alcune band che erano in tour con gli Anvil, e mettendo subito in chiaro che tutte quelle band ebbero successo, vendettero milioni di dischi, escluso gli Anvil. Dopo di che, l'azione si sposta a Toronto, Canada, ai giorni nostri (il documentario è stato cominciato nel novembre del 2005), e intervalla riprese che ci mostrano che cosa fanno e come vivono Steve "Lips" Kudlow e Robb Reiner, rispettivamente chitarra solista/voce e batteria degli Anvil, i due unici superstiti della formazione originale, ad interviste a giornalisti e musicisti rock famosi a proposito degli Anvil.

Poi si passa ad un disastroso tour europeo, organizzato dalla donna (italiana, se vedrete il documentario in originale beccatevi le numerose bestemmie di Tiziana) del nuovo chitarrista (relativamente nuovo, visto che sia lui che il bassista suonano con gli Anvil da ormai dieci anni), al tentativo di incidere un nuovo disco completamente autoprodotto (grazie alla sorella maggiore di Lips), si passa attraverso la vita di tutti i giorni, le frustrazioni e le insicurezze (di tutti quanti), i litigi, le riappacificazioni, e si arriva ad un festival in Giappone, al quale gli Anvil sono invitati dopo che il promoter ha ascoltato il nuovo This Is Thirteen, e, vista la posizione in scaletta (devono suonare per primi il primo giorno, alle 11,35 di mattina), nella quale riuscita gli Anvil credono poco, fino al momento in cui salgono sul palco...


Capirete da soli che un prodotto come questo ha praticamente zero possibilità di essere distribuito in Italia, al cinema. Magari direttamente in dvd. Ma, se siete minimamente appassionati di musica rock, anche se non avete mai sentito parlare degli Anvil, se addirittura suonate o avete suonato in qualche band scalcinata nel passato, dovete, dico dovete, assolutamente vedere questo documentario. Dico, avete presente This Is Spinal Tap? Ecco, dimenticatelo. Questo è reale. Questo è il sogno del rock and roll quando non ce la si fa, ma si è convinti delle proprie possibilità, quando se davanti hai 5 o 50mila persone fa lo stesso, tu ti diverti a suonare. Ma devi anche pensare che la vita va avanti, e che se vuoi una moglie, dei figli, una casa, una famiglia, in qualche modo devi portare a casa la pagnotta. E allora devi pedalare.

Gervasi, giornalista e sceneggiatore (l'inedito The Big Tease, The Terminal per Spielberg) inglese, che ha conosciuto gli Anvil da fan nel 1981 e ne è diventato, per alcuni anni, uno dei roadies, debutta nella regia documentaristica con un lavoro splendido, apprezzato al Sundance, dalla critica e perfino da Michael Moore. Fotografia discreta, macchina presente ma con concessioni poetiche, Gervasi arriva al cuore dei protagonisti, di chi gli gira intorno, e dello spettatore (non sono riuscito a trattenere le lacrime più e più volte, e questo davvero non me lo aspettavo da un documentario su una rock band), raccontando una storia di ordinaria normalità con un fatalismo estremo, senza dare alcun giudizio, lasciando raccontare i protagonisti e lasciando giudicare allo spettatore, che, credetemi, all'ultima scena, quando la band si affaccia sul palco del festival giapponese, prova esattamente le stesse, identiche sensazioni della band.

Non si può non empatizzare con i due Anvil "superstiti", si rimane avvinghiati da questo documentario, e ci si augura di rivedere Gervasi quanto prima.

Bello, bello, bello.

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