Emerson Lake & Palmer - Emerson Lake & Palmer (1970)
Mi verrebbe da dire, "che debutto!". Altro disco che mi ha cambiato la vita, a partire dalla copertina, che ho "capito" dopo decenni: probabilmente la guardavo da troppo vicino.
Parlarvi degli EL&P sarebbe lungo, limitiamoci a dei cenni: Keith Emerson, del quale abbiamo parlato più volte su Fassbinder, veniva dai Nice e da altre esperienze, sempre in bilico tra musica classica e rock, e suonava le tastiere in genere; Greg Lake, basso chitarra e voce, veniva dai King Crimson, e Carl Palmer, batteria, veniva dagli Atomic Rooster (hard rock) e ancora prima aveva suonato con i Crazy World (rock psichedelico).
Tre musicisti coi fiocchi. La leggenda dice che Jimi Hendrix volesse unirsi a loro, incantanto da tanta tecnica. Vabè.
Siamo di fronte al tentativo di unire ancora musica classica con il rock, ma con questo disco comincia anche l'inserimento di strumenti elettronici a tastiera, per cui la cosa si fa interessante. Ma, senza le buone canzoni, si va poco lontano. E infatti.
Partiamo dalla fine. La traccia 6, oppure la terza canzone del lato B del vinile, è un pezzo che si chiama Lucky Man, ed è a dir poco meraviglioso. Se lo ascoltate, non avete scampo. L'assolo di Moog di Emerson è la chiosa perfetta ad una canzone cantata da Lake in modo a dir poco celestiale. Ancora la leggenda vuole che, siccome pare Emerson fosse agli inizi della sperimentazione sul Moog, il solo sia stato registrato a sua insaputa. Va bene lo stesso, Keith.
Torniamo all'inizio: il primo pezzo è The Barbarian, diciamo una "cover" dell'Allegro Barbaro di Béla Bartók. Un intro a caso. Bello, pomposo, un po' come quasi tutta la musica degli EL&P. Ma ascoltate l'inizio della seguente Take A Pebble (12 minuti e 39 secondi, tra l'altro): da brividi. Inutile descrivervi la struttura del pezzo, se non la conoscete scopritela da soli, e godetene. A seguire Knife Edge, che pare essere stata ispirata alla Sinfonietta di Leóš Janáček (e vi lascio immaginare di chi fossero tali influenze), ma che alla fine diventa un gran pezzo prog-rock.
Si continua con la traccia 4, o la prima del lato B, con The Three Fates, suddivisa in tre movimenti dai titoli di Clotho, Lachesis e Atropos, che si apre con un bell'organo da chiesa e poi prosegue con le fughe pianistiche di Emerson sostenute da Palmer; per questo pezzo, Lake non pervenuto. Si riposa. Non vi dico quanto è bello anche questo pezzo.
Eccoci all'ultimo, visto che ci siamo già occupati della conclusiva Lucky Man. Tank è un altro pezzo per me indimenticabile, anche di questo ne abbiamo parlato in passato, perchè fu, una parte del pezzo, sigla di un programma RAI di decenni orsono. Contenendo un lungo solo di batteria, qui la parte del leone la fa Palmer, che non è che per il resto del disco dorme.
Disco secondo me immancabile. Superbo.
1 commento:
gli HELP! : )
L' Scassa***
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