No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20091201

e il cerchio si chiude


Full Circle - Creed


Se fossi come quelli che fanno dietrologia, starei qui a fare supposizioni sulle ragioni della reunion dei Creed, una band che è stata, ed è ancora oggi, snobbata dalla critica e da molti appassionati di musica rock, ma ha avuto un enorme successo all over the world.

Nel mio piccolo, siccome sono di quelli che hanno, come i tossici, un bisogno ciclico di una certa dose di chitarre distorte, musica da headbanging e ritornelli da urlare a squarciagola mentre guidi la macchina, una specie di tamarro mascherato insomma, ho apprezzato questa band, anche se quando ho sentito il loro primo pezzo, ho pensato che fosse un inedito dei Pearl Jam, e dopo non gli ho mai riconosciuto lo scettro dell'originalità. Come sa chi mi conosce e chi segue questo blog, ho apprezzato pure la band che si è venuta a formare dopo lo scioglimento, gli AlterBridge, che vedeva nelle sua fila tre dei quattro membri dei Creed.

Ma veniamo al disco. Uscito da qualche settimana, nonostante la monumentale offerta di musica di questi ultimi anni, non ne vuole sapere di uscire dal cassettino dell'autoradio in macchina, o dalla chiavetta usb. Come al solito: originalità? Zero. Novità? Zero virgola zero. Però, ritornelli catchy? A bizzeffe. Piedino che batte il tempo? Oh yeah. Headbanging? You bet!

C'è da notare un leggero cambiamento, rispetto ai vecchi lavori. Mark Tremonti, chitarrista dotatissimo, e suppongo compositore di una buona parte dei pezzi, almeno a livello musicale, col tempo ha acquistato fiducia nelle sue possibilità e sicurezza (incredibile, un guitar-hero timido!), soprattutto per il grande ruolo che ha avuto nei due dischi degli AlterBridge, e, pur rimanendo molto parsimonioso nell'uso, per esempio, degli assoli, esibisce un grandissimo lavoro di ritmica (ascoltare cosa inventa in Time con l'aiuto di un flanger [credo]), e ogni tanto piazza degli assoli killer, anche se, invece del classico solo dopo due strofe+due ritornelli+bridge, li preferisce nei finali (Rain, The Song You Sing, quest'ultimo davvero bellissimo), impreziosendo pezzi che, spesso, sembrano già aver dato tutto. Scott Stapp, alla voce, conscio delle proprie possibilità, e sapendo benissimo che non è Myles Kennedy (il cantante che gli altri tre hanno negli AlterBridge), re-instaura il suo stile muscolare e, oserei definirlo, hard rock old style, dando fondo al repertorio e sottolineando i ritornelli, come sempre perfetti, di tutta una serie di pezzi che colpiscono l'ascoltatore, sia quelli movimentati, sia quelli lenti o pseudo-ballad. Philips e Marshall, batteria e basso, lavorano ormai a occhi chiusi, e scandiscono i dodici pezzi del disco, aperto dal singolo Overcome, che rischia di diventare la nuova Higher, solo molto più pesante nel ritornello, e decisamente più ritmata nella strofa, e chiuso da The Song You Sing, una ballad potente che ti arriva subito dritta in faccia. In mezzo, tutta una sequela di pezzi che, di certo, non cambieranno la storia della musica, ma che, un po' come detto prima, quando ci si accorge che i Mars Volta son bravi, ma dopo un paio di dischi ti hanno fracassato i coglioni, sono perfetti per re-innamorarsi della musica rock.

Di certo non un disco intellettuale (tra l'altro, i testi di Stapp sono, probabilmente, tra i più prevedibili e scontati della storia della musica), ma sicuramente uno dei più graditi di questo 2009.

2 commenti:

Filo ha detto...

bellissima rece.
praticamente perfetta.

jumbolo ha detto...

grazie filo, come sempre troppo buono