No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20091204

i sognatori


The Dreamers - di Bernardo Bertolucci 2003


Giudizio sintetico: si può vedere


Grande attesa per il nuovo film di Bertolucci, autore senza dubbio di alcuni capolavori. Attesa a mio parere delusa: The Dreamers non è un capolavoro. E' un grande omaggio al cinema (i tre protagonisti si conoscono alla "cinématèque"di Parigi, dove il fondatore Langlois proiettava di tutto; si sentono legati da subito proprio per il loro interesse comune e morboso per il cinema; vivono a tratti interpretando scene madri di capolavori cinematografici), e per questo va rispettato, ma rischia di essere indirizzato ad una cerchia ristretta e, primo controsenso, di parlare solo agli anziani e non, come nelle dichiarazioni di intenti nelle migliaia di interviste rilasciate dal regista prima dell'uscita, ai giovani e ai giovanissimi.

Ha un inizio stentato, con dialoghi appena passabili, poi ha un sussulto e ci offre una scena da storia del cinema, quella della "prima volta" di Isabelle, morbosa, intensa, ma al tempo stesso "alleggerita" dal comportamento e dalle espressioni del fratello gemello, causa scatenante del fatto (per una scommessa) e spettatore distratto dell'amplesso. Poi il film prosegue avulso dagli avvenimenti che circondano i tre, proprio quel '68 che il regista parrebbe voler rivalutare (ma chi è che lo ha svalutato?). Ma non c'è un crescendo di morbosità, anzi, dopo il climax la storia prende la strada di altre mille storie che abbiamo già visto, la possessività e il tentativo di ricondurre il tutto negli schemi prefissati da parte dell'americano improvvisamente perbenista, la paura di perdere il gioco da sempre giocato da parte dei gemelli dall'altra.

Le similitudini con Doom Generation (a proposito di capolavori...) quindi, finiscono (purtroppo) qui, e anche le speranze di vedere un nuovo, e intrigante, Ultimo Tango.

Il finale, quando (viene da dire finalmente) i tre escono "dans la rue", come scandiscono i manifestanti, e a loro si uniscono, è spiazzante: dopo che il regista ci aveva fatto sperare in uno spietato anti-americanismo (scena della vasca da bagno, Théo il francese inveisce contro Matthew l'americano perchè il suo paese ha mandato i soldati in Vietnam ad uccidere innocenti e lui non è in galera per aver disertato), all'improvviso, l'autocritica che non ti aspetti: Matthew l'americano dice a Théo il francese che sta impugnando una molotov da lanciare all'indirizzo della polizia "questo è fascista!" e se ne va, lasciando Isabelle con lui. Parte Edith Piaf con Je ne regrette rien (io non rimpiango nulla).

Come la dobbiamo interpretare?

5 commenti:

cipo ha detto...

L'ho visto di recente, concordo in toto con l'analisi di Ale e anche io ho trovato la scena, ehm per così dire 'madre', veramente indimenticabile. Per il resto film guardabile, se non altro per l'alchimia tra i tre protagonisti e il loro fascino (Eva Green assolutamente sconvolgente, ma il mio alter ego femminile mi conferma che anche i due maschietti, insomma, sono un bel vedere...)

jumbolo ha detto...

Ma sai che a me lei non piace granché? Non so come mai.

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con la tua recensione ale. però alla fine quando penso a questo film credo che la colpa sia mia, perché mi aspettavo qualcosa di diverso. qualcosa nel quale il '68 non fosse solo uno sfondo appena accennato, ma un nodo centrale. e allora è possibile che io sia rimasto deluso a causa di ciò.


per fortuna c'era Eva Green, e su questo non riesco proprio a essere d'accordo con te. Bellissima e soprattutto poco vestita.

Anonimo ha detto...

ah ero io.
vit

cipo ha detto...

Mah, Ale, non è una cosa solamente estetica legata a Eva Green (bella sí, ma concordo che possa piacere più o meno a seconda dei gusti personali); è proprio il personaggio di Isabelle che io trovo notevolmente attraente (come del resto sono intriganti e attraenti Theo e Matthew). Azzardo un'ipotesi di spiegazione psicologica: forse rappresenta la ragazza sognatrice e disinibita, ma sotto sotto fragile e delicata, che tutti noi (sognatori, appunto) avremmo voluto incontrare appena usciti dall'adolescenza? Boh...