Le valigie di Tulse Luper - La storia di Moab - di Peter Greenaway 2004
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: boiadé, un casino...
Greenaway non è un regista qualsiasi, premettiamolo.
E' geniale e, soprattutto, ama stupire e sperimentare. Questo film, che è la prima parte di un'opera suddivisa in 3 episodi (più una serie TV, un cd-rom e svariati siti internet), racconta la vita strampalata di un personaggio quantomeno particolare, Tulse Luper appunto, che attraverso il XX secolo ci serve da spunto, secondo il regista, per capire la storia dell'Uranio (numero atomico 92, così come le valigie).
La messa in opera è complessa; teatri di posa, sovrapposizioni di immagini, ripetizioni di azioni e sonoro (effetto eco anche visivo), inserimento di disegni nelle inquadrature, fermi e in movimento, narratori che appaiono in diversi riquadri, suddivisione dello schermo (split-screen) in varie forme.
Il pretesto della serie di valigie del protagonista, ognuna piena di "ricordi"o comunque di particolari che scandiscono via via le sue avventure, ci porta in giro per Europa e USA e ci fornisce un affresco piuttosto ironico della nascita del nazi-fascismo.
Si ride anche, le situazioni sono come d'uopo grottesche, pruriginose, perverse, insensate, ermetiche.
Non difficilissimo da vedere, ma consigliato solo a veri appassionati.
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