Stykkishólmur e poi Reykjavík
Mattinata nuvolosa, in tutti i sensi. Poco più di un'ora per la prima destinazione. Quando arriviamo al porto (posto proprio davanti ad un'isola di basalto) di quest'altra cittadina (poco più di 1000 abitanti) sonnacchiosa, verifichiamo che ci sono solo escursioni verso le isole disabitate che si trovano davanti, alla ricerca della avifauna, mentre quelle per vedere le balene non si svolgono neppure più da Olafsvík, bensì solo dalla capitale. Compriamo i biglietti per l'escursione, e riflettiamo sul da farsi. A questo punto, ci conviene andare a Reykjavík finita l'escursione, e cercare una sistemazione per due/tre giorni. E così sia. Il giro in battello dura due ore abbondanti, si vedono un sacco di uccelli, ma la cosa che mi colpisce di più alla fine è un tratto di mare, sempre calmissimo, dove pare ci siano correnti fortissime. In effetti, osservandone la superficie, si notano movimenti davvero particolari, sembra di vedere flussi d'acqua a velocità differenti, fiumi d'acqua salata all'interno di una distesa di altra acqua salata. Il fuori programma, che ci era stato anticipato dal marinaio di Hvammstangi, è la calata di un cestello a strascico, poi ritirato a bordo, che si riempie di frutti di mare, stelle marine gigantesche comprese (che fortunatamente vengono ributtate in mare), offerte dall'equipaggio ai partecipanti. I tedeschi presenti ci vanno giù pesanti, noi non ci fidiamo.
Rientriamo che si è fatta una certa, quindi pranziamo da Narfeyrarstofa (vicinissimo al porto, noi hamburger e patatine, anche per una questione economica, ma il posto è carino, pieno, prezzi accettabili, e, almeno visivamente, sembra che carne, pesce e dessert siano buoni; buono anche il caffè, in tutte le sue varianti), dopo di che facciamo rotta sulla capitale, lasciandoci alle spalle lo Snaefellsjokull, il vulcano (con ghiacciaio annesso) "protagonista" di Viaggio al centro della Terra di Jules Verne. Il cielo continua ad essere nuvoloso, e durante il tragitto comincia a piovere, non forte, quanto basta per disturbare. Ripassiamo per Borgarnes, poi ancora strada nr. 1 fino a lambire Grundartangi, e dopo un po' il tunnel di Hvalfjordur, che prende il nome dal fiordo sotto il quale passa (a dire il vero il nome islandese sarebbe Hvalfjardargongin), di quasi 6 km (con pedaggio). Siamo vicini, e quando arriviamo all'uscita per il centro di Reykjavík mi "butto". Non ci eravamo preparati, per cui dopo qualche giro di "ispezione", capiamo pressappoco quale sia il centro (una strada pedonale, che poi scopriremo essere Austurstraeti, una delle vie più frequentate), ci fermiamo un momento (davanti alla biblioteca, un luogo davanti al quale ripasseremo decine di volte), e definiamo una guesthouse da cercare, in quella che in quel momento mi appare come una selva inestricabile di sensi unici e divieti di transito. Cerchiamo la guesthouse Butterfly, che pare al completo, ma, gentilissimo, uno dei gestori ci accompagna direttamente all'angolo della strada, dal proprietario del Three Sisters, come dice il sito "una guesthouse suddivisa in monolocali", non tutti nel solito "blocco". Il prezzo è alto, ma non impossibile: 3 notti a 297 euro, per due persone. Il proprietario, dice la Lonely Planet, è un ex pescatore (rileggendolo adesso, mi spiego le mani enormi), e mi spiega dove parcheggiare per non pagare, dopo di che ci diamo appuntamento in ottobre alle Canarie, visto che gli dico che ci vorrei andare e lui mi comunica che ci sarà: aggiungo che se ci troviamo, pagherà lui la cena. Ride di gusto. E' simpatico.
Parcheggio l'auto, ci sistemiamo. Abbiamo pagato tre notti, ci pare un tempo giusto. Sta piovigginando. Sono circa le 18,00. Propongo di uscire e di esplorare, la mia compagna di viaggio, evidentemente meno capace di me quando si tratta di mettersi alle spalle gli screzi, è un po' imbronciata e mi dice che rimane in casa. Mi tiro su il cappuccio della giacca a vento, quella comprata a Rosario, Argentina, un paio di anni fa, come vi raccontai qua, ed esco alla scoperta di una delle città più di moda negli ultimi anni.
Nella foto: una veduta di Stykkishólmur.
1 commento:
Vai così ale
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