Camminando sull'acqua - di Eytan Fox 2004
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: l'omo che un poteva piangé
Israele, Eyal è un agente del Mossad, bravo ad uccidere; al termine di una missione in Turchia, trova la moglie morta suicida. La tragedia sembra non scuoterlo, ma i superiori sono preoccupati e gli affidano un incarico di poco conto : spacciarsi per la guida turistica di Axel, un giovane tedesco in visita alla sorella Pia, che vive in un kibbutz (forse per espiare le colpe dell'intero popolo tedesco), per scoprire se il di loro nonno, ex ufficiale nazista rifugiato in Argentina, sia ancora vivo; dentro Eyal ribollono tanti sentimenti soffocati, Axel e Pia sapranno farglieli esternare senza volerlo.
Avevamo conosciuto Fox con "Yossi & Jagger", che prometteva bene ma risultò deludente; questo nuovo film risulta migliore, positivo e interessante, anche se non eccelso. Interessante il fatto che ci dia modo di conoscere come si vive in Israele, a prescindere da come la si pensi; non trascurabile il fatto che ce ne illustri alcuni scorci decisamente belli. Positivo il messaggio finale, il killer spietato che non sa più uccidere; bella la metafora dell'uomo che non sa piangere per un problema ai condotti di lacrimazione, crudele il contrappasso che subisce con la moglie suicida; interessante il mezzo dialogo con l'arabo, soprattutto perché girato da un israeliano. Impegnativo il confronto delle nuove generazioni tedesca ed ebrea col passato.
Già leggendo questo, si capisce che uno dei difetti sia l'abbondanza di tematiche; inoltre non convince fino in fondo il tema gay, che sembra introdotto forzatamente. Decisamente superfluo e stucchevole l'epilogo.
Gli daremo comunque un'altra opportunità.
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