No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080118

hang the pope*


Grazie a Massi della segnalazione, un'intervista di Francesco Piccioni a Marcello Cini (foto), illustre fisico toscano, sul Manifesto di ieri.



Papa e università


Marcello Cini: Giusta protesta


piccioni francesco


«Quello che mi indigna un po', francamente, è questa pressoché unanime valanga che si sta rovesciando - oltre che su di me - sui firmatari dell'appello, sugli studenti che hanno reagito da studenti, in un unico blocco di violenti, intolleranti che hanno impedito al papa di venire alla Sapienza a parlare. Io rispondo per quanto mi riguarda, perché la mia è stata un'iniziativa personale - con una lettera scritta il 14 novembre su il manifesto - in cui mi rivolgevo al mio lettore.E lo criticavo anche aspramente perché vedevo nell'invito a inaugurare l'anno accademico della Sapienza (di questo si trattava, anche se prima come lectio magistralis, poi camuffata all'italiana con un intervento nello stesso giorno, comunque)».Il giorno dopo il «gran rifiuto», Marcello Cini è amareggiato. Ma non contrito. Contesta il modo in cui quasi tutti i media hanno costruito il mancato evento e le ragioni sue e dei firmatari della lettera al rettore della Sapienza. «La sostanza era l'invito al papa a inaugurare l'anno accademico. A questa proposta io ho reagito, e reagirei ancora oggi, per due ragioni. La prima è di tipo formale, ma essenziale. L'inaugurazione dell'anno accademico è un atto pubblico, forse il più importante, che riafferma la natura e la funzione dell'università come istituzione di crescita della conoscenza, di formazione della cultura al più alto livello, di uno stato laico, democratico, moderno, sui principi della Rivoluzione francese, dell'illuminismo e della modernità. Un atto importante - un rito se si vuole - che riafferma il modo in cui è organizzato questo processo di crescita e trasmissione della conoscenza alle giovani generazioni. Invitare al centro di questo rito laico un'autorità come il papa è di fatto una contraddizione in termini, non può che generare conflitto. Il papa è a capo di un'istituzione come la Chiesa cattolica, fondata su pricipi totalmente diversi - come il carattere gerarchico-autoritario, detentore di una verità assoluta proveniente direttamente da dio, quindi dalla trascendenza. Si fonda perciò su criteri di verità, metodologici e epistemologici, completamente diversi. È questo contesto che non si vuol capire. Ossia la coesistenza e il conflitto tra due istituzioni di natura diversa e fondate su principi in antitesi fra loro». Un conflitto istituzionale che non implica affatto «censura», ma rispetto della diversità degli ambiti. «Ciò non vuol dire che il papa, come professor Ratzinger, non sia un professore universitario, un intellettuale fine, colto, ecc. Ma la confusione tra queste due figure che coesistono entro la stessa persona, ha permesso di generare - per esempio in occasione dell'invito a Ratisbona - un'interpretazione del suo discorso come una presa di posizione contro l'Islam, con tutte le polemiche che ne sono seguite». Luogo e occasione, insomma, con parecchie riserve su come è stata realizzata l'idea della visita papale. «Non sarebbe successo nulla se il rettore e il Vaticano avessero semplicemente spostato la visita in un'altra data. Anche altri papi l'hanno fatto, esponendo il proprio punto di vista. Nei contenuti sarebbe stato poi approvato, obiettato, contestato, ecc».Molte distinzioni «istituzionali» sembrano svanire nel dimenticatoio... «Tutto questo si colloca in un contesto in cui questo papato - in particolare nel nostro paese - sta perseguendo una politica concreta tesa a sgretolare sempre di più la separazione tra Stato e Chiesa, tra repubblica italiana e clero. Questo ha creato una situazione in cui una presa di posizione legittima - un professore che si rivolge pubblicamente al proprio rettore - e fondata sulla separazione delle sfere di competenza, viene classificata, bollata e demonizzata come un'intolleranza da parte mia, dei miei colleghi e degli studenti. L'intolleranza quotidiana è quella che arriva alle telefonate del cardinal Bertone ai deputati italiani di stretta osservanza cattolica perché non votino certe leggi».Sembra una scena da favola di Esopo (la volpe che accusa l'agnello)...«Se questa reazione è un'intolleranza o un 'divieto di parlare', siamo a un tale stravolgimento della realtà dei fatti che, da un lato, non può che indignarmi; dall'altro - vedendo che tutta la sinistra e il centrosinistra si accoda a questa mistificazione - deprimermi profondamente. C'è un'incapacità di reagire a questo pensiero unico per cui il depositario dei valori è la religione e i laici non hanno valori. Per acquietare le coscienze e orientarsi sul senso della vita, sul lecito e il non lecito, su tutte queste cose l'unico riferimento ritorna a essere la religione. È colpa nostra».
(a cura di Francesco Piccioni)
*il riferimento del titolo del post è una canzone dei Nuclear Assault

8 commenti:

Anonimo ha detto...

certo che potresti darmi una dico una soddisfazione. quna volta aspettavi che beccassi le citazioni, sei proprio innamorato
: )
si ruzza eh

(la cantava dan lilker, cmq)

jumbolo ha detto...

yeah
scusa mau, questa volta non volevo essere frainteso. ero sicuro che tu avresti intuito senza asterisco.

Anonimo ha detto...

: ) hi hi

bè ma se lo metti come titolo... c'è poco da fraintendere... cmq credo di capire.
solo ravasi ci può salvare (anche se non la pensa come noi su alcune cosucce.... è l'interlocutore unico possibile).
così penso

jumbolo ha detto...

non so chi sia
mi informo

jumbolo ha detto...

questo?

GIANNI RAVASI, dal 1975 Direttore della Divisione di Chirurgia Toracica dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, di cui dal 1994 è stato anche coordinatore del Dipartimento di Chirurgia, membro dell’Ufficio di Alta Direzione e del Comitato Etico. Attaualmente è Responsabile dell'Unità Operativa di Chirurgia Toracica dell'Istituto Clinico Humanitas.
Vice Presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e dal 1980 Presidente della Sezione Milanese. Membro del Consiglio della S.I.C.O. (Società Italiana di Chirurgia Oncologica).

jumbolo ha detto...

aaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhh
questo!!

Gianfranco Ravasi (Merate, 18 ottobre 1942) è un arcivescovo cattolico e teologo italiano, famoso biblista, ebraista e archeologo.


Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

Anonimo ha detto...

yes, il Gianfranco.
lo bloggo appena riesco.
un grande davvero (magari sull'eutanasia non è proprio in linea con me... eh ma vabbè)

jumbolo ha detto...

bella lì